Schizzo prospettico e dettagli
della versione sedia con
braccioli.
Le sedute della serie Maui
sono frutto di un'operazione di
re-design che Magistretti
compie sulle iconiche seggiole in
legno multistrato curvato disegnate
da Arne Jacobsen, riprendendo il
cammino della rivisitazione di
pezzi storici del design
internazionale attraverso le
possibilità offerte dal progresso
tecnologico. In questo modo viene
ulteriormente affinata la
riflessione che già aveva portato
alla rilettura della sedia
811 di Marcel Breuer per la
Thonet (1925), trasformata nella
sedia in alluminio Silver
(1989).
L'attenzione del progettista si
concentra, nel caso di Maui,
sulle potenzialità della
plastica, che sostituisce il
materiale naturale dell'esempio
danese attraverso una monoscocca in
polipropilene, capace di sfruttare –
come già avvenuto per la lampada
Chimera (1966) o per la
sedia Selene (1969) – il
concetto di "resistenza per
forma", derivato dalle
esperienze e dagli studi condotti
da Magistretti in campo
architettonico. È infatti la doppia
curvatura tra schienale e sedile
che consente di realizzare un pezzo
unico di forte spessore ma privo di
elementi irrigidenti quali le
nervature, retto da un'esile
struttura in acciaio cromato.
Prodotta per iniezione in uno
stampo, la scocca diventa il
dettaglio tecnico e al contempo
l'archetipo formale che connotano
l'intero oggetto di design e il suo
iter progettuale. Essa può inoltre
essere facilmente realizzata in
grande serie, senza per
questo precludere la realizzazione
di numerose varianti sia nella
forma (sedia, panca o divanetto,
con o senza braccioli), sia nel
colore che spazia dal bianco al
fucsia, passando attraverso il
grigio, l'antracite, il giallo, due
tonalità di verde, fino all'arancio
e al porpora.
Alle
linee avvolgenti dell'intera seduta,
chiaramente riconducibili al mondo di
Jacobsen e della progettazione
organica, fanno da contrasto il
taglio netto dei bordi della scocca e
la rigidità delle gambe in
metallo.
(Azienda produttrice:
Kartell)
Archivio del progetto
Fondazione "Vico Magistretti",
Milano: sono conservati
34 schizzi, 6 dime
ritagliate, 3 stampe fotografiche,
21 diapositive e redazionali vari
(per le riviste «Domus» e «Gap»).
Bibliografia
F. Irace e V. Pasca, Vico
Magistretti architetto e
designer, Milano, Electa,
1999, p. 159.
M. T. Feraboli, Vico
Magistretti, Milano, Il Sole
24 Ore, 2011.
P. Proverbio, Vico
Magistretti, Milano,
Hachette, 2011, pp. 38-39.