ZEVI, Bruno
Roma, 1918 - Roma, 2000
Bruno Zevi nasce a Roma nel 1918. Frequenta il liceo "Tasso" e diventa amico fraterno di Mario Alicata e Paolo Alatri. Dopo la maturità si iscrive alla facoltà di Architettura. A seguito delle leggi razziali, lascia l'Italia nel 1939 per recarsi prima a Londra e poi negli Stati Uniti. Qui si laurea presso la Graduate School of Design della Harvard University, diretta da Walter Gropius, e scopre Frank Lloyd Wright, della cui predicazione a favore di un'architettura organica rimarrà acceso sostenitore per tutta la vita. A New York, affiancato da Aldo Garosci, Enzo Tagliacozzo, Renato Poggioli e Mario Salvadori, dirige i «Quaderni italiani» del movimento Giustizia e Libertà. Segue l'apostolato dei fratelli Carlo e Nello Rosselli, assassinati a Parigi nel 1937. Nel 1943 riesce a tornare in Europa a bordo di una nave militare che approda a Glasgow. In attesa dei permessi necessari per il rientro in patria, vive da rifugiato a Londra dove, su incarico dell'esercito degli Stati Uniti, progetta accampamenti militari «prefabbricati» in vista dello sbarco di truppe in Normandia e, su richiesta dell'Intelligence, gestisce la radio clandestina Giustizia e Libertà. Frequenta intanto la biblioteca del RIBA (Royal Institute of British Architects), raccogliendo i materiali necessari alla stesura del suo primo libro. Nel 1944 rientra finalmente a Roma: partecipa alla lotta antifascista nelle file del Partito d'azione, promuove l'Apao (Associazione per l'architettura organica) e, l'anno successivo, fonda la rivista «Metron». È il 1945. Mentre il Senato accademico dell'Università di Roma convalida la sua laurea di Harvard, dà alle stampe Verso un'architettura organica, pensato e scritto durante l'ultima parentesi londinese. A guerra finita lavora per le elezioni amministrative romane, nella campagna a sostegno del Partito d'azione, e apre lo studio professionale con Luigi Piccinato, Enrico Tedeschi, Cino Calcaprina e Silvio Radiconcini. Il 1948 è decisivo: pubblica Saper vedere l'architettura e, presa la libera docenza, inizia l'attività universitaria. È professore di storia dell'architettura prima allo Iuav di Venezia poi, dal 1963, alla facoltà di Architettura di Roma. Storia dell'architettura moderna è invece del 1950; sino all'ultima del 2001, ne usciranno ben dieci edizioni regolarmente aggiornate. Dal 1951, per diciotto anni consecutivi, è segretario generale dell'Inu (Istituto nazionale di urbanistica) alla cui presidenza designa prima Adriano Olivetti e poi Camillo Ripamonti. Il passaggio da «Metron» a «L'architettura - cronache e storia» avviene nel 1955. Nello stesso anno inizia la collaborazione con «L'Espresso» come titolare della fortunata rubrica di architettura che curerà sino alla morte.
Nel
1959 fonda l'In/arch (Istituto
nazionale di architettura), per il
quale auspica la funzione trainante
di forum per tutte le forze che
producono architettura. Dal 1960,
nonostante l'intenso lavoro per la
redazione di monografie, saggi e
importanti voci dell'Enciclopedia
universale dell'arte, rinsalda
il legame con il mondo della
progettazione. Nel 1961 apre infatti
lo Studio A/Z con Errico Ascione e
Vittorio Gigliotti – gli stessi con
cui, nel 1964, realizza la biblioteca
"Luigi Einaudi" a Dogliani – e, sei
anni più tardi, con Vincio Delleani,
Mario Fiorentino, Riccardo Morandi,
Vincenzo, Fausto e Lucio Passarelli e
Ludovico Quaroni, fonda lo Studio
Asse per le ricerche sull'Asse
attrezzato e il nuovo Sistema
direzionale orientale della capitale.
Nel 1964, pochi mesi dopo il suo
ingresso alla facoltà di Architettura
di Valle Giulia, organizza al Palazzo
delle Esposizioni di Roma una
memorabile mostra sulle opere
architettoniche di
Michelangelo.
Attività didattica, impegno civile,
ricerca storica e militanza politica
convivono sempre organicamente
all'interno di un personale programma
creativo: nel 1966, mentre inizia un
decennio di presidenza della Consulta
della comunità ebraica di Roma, entra
a far parte del comitato centrale del
partito unificato Psi-Psdi, da cui si
ritirerà due anni dopo a seguito
della scissione tra Psi e Psdi; fra
il 1970 e il 1973 fonda l'Istituto di
critica operativa e scrive Il
linguaggio moderno
dell'architettura; nel 1977
redige la Carta del Machu
Picchu, dalla corbusierana
Carta di Atene stesa nel
1933; nel 1987 è eletto alla Camera
dei deputati nella lista del Partito
radicale di cui, fra il 1988 e il
1991, sarà anche presidente.
Inaspettatamente, a novembre del
1979, si dimette
dall'insegnamento.
Il 14 ottobre 2006, nell'ambito della Seconda Edizione della Giornata del Contemporaneo, viene presentato al pubblico l'Inventario dell'Archivio Bruno Zevi, realizzato nell'ambito del "Progetto sugli Archivi di Architettura" della Soprintendenza Archivistica per il Lazio.
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