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de VICO, Raffaele

 

Raffaele de Vico, primi del '900.

 
 

Penne (PE), 18 aprile 1881 - Roma, 15 agosto 1969

Raffaele de Vico nasce a Penne il 18 aprile 1881. Compie gli studi superiori a Chieti presso l'Istituto tecnico nella sezione di Agrimensura e consegue il diploma il 25 settembre 1901, l'anno successivo ottiene l'abilitazione all'insegnamento della calligrafia. Fino al 1907 lavora presso lo studio di Lino De Cecco, ingegnere capo del Comune di Castellamare Adriatico (oggi Pescara), che fu il suo primo maestro; qui conosce anche Gabriele D’Annunzio.
Nel 1907 si trasferisce a Roma dove completa la sua formazione con il conseguimento del diploma di professore di disegno architettonico presso l'Istituto superiore di belle arti, dove conosce Ettore Ferrari (professore di scultura e presidente dell'Accademia) e vi stringe amicizia. Successivamente viene da questi presentato ad alcuni professionisti, tra quali l’architetto-archeologo Giacomo Boni, dal quale apprese la conoscenza delle piante classiche. Tale conoscenza sarà ampiamente utilizzata nei suoi progetti futuri.
In quello stesso periodo conobbe Pompeo Passerini, allievo e collaboratore di G. Sacconi, con il quale inizia la collaborazione professionale, Passerini lo accoglie nel suo studio, in qualità di collaboratore dal 1908 sino al 1914, quando vince il concorso di Aiutante Tecnico di terza classe presso l'Amministrazione Capitolina
e e nel contempo viene incaricato a tempo indeterminato professore di architettura al Liceo artistico di Roma.
In quegli anni viene progressivamente interessato a grandi e piccoli progetti del verde, ed è nominato membro della Commissione di estetica cittadina - collaborando in veste o al di fuori di tale nomina ufficiale - con personaggi come lo storico dell'arte e archeologo Corrado Ricci, l'architetto Gustavo Giovannoni, lo storico dell'arte Antonio Muñoz, e l'ingegnere Paolo Salatino, capo dell'Ufficio tecnico del Comune di Roma.
L'architetto partecipa alla Prima Guerra Mondiale e fino al 1919 presta servizio militare alla Caserma di Civitavecchia con il grado di sottotenente come aiutante ingegnere. Nel 1919 gli viene concesso uno studio da parte dell'Accademia di Belle Arti sito nell'edificio storico di piazza del Ferro di Cavallo e vince il Concorso nazionale per il Serbatorio d’acqua a villa Umberto I a Roma (Realizzato nel 1925).
Nel 1923 consegue la Laurea di architetto e viene iscritto nel relativo albo istituito nel 1920.
In quello stesso anno, ormai già nel ruolo di geometra principale dal 1921, viene incaricato di prestare la propria opera di consulente artistico per tutto ciò che riguarda il servizio giardini. Lascia il Comune il primo aprile 1925 in seguito alla nomina di professore aggiunto di architettura presso la Reale accademia di belle arti e Liceo artistico di Roma, ma continuerà a seguire i progetti dell'Amministrazione comunale in qualità di professionista esterno, dedicandosi principalmente alla realizzazione di parchi e giardini e in misura minore alla realizzazione di opere architettoniche. L'attività accademica lo impegnerà fino al compimento del settantesimo anno di età, ad eccezione del periodo di distaccamento (1939-1943) presso l'Ente autonomo esposizione universale di Roma. Nel 1939, su indicazioni dell'architetto Marcello Piacentini, fu nominato consulente generale dei parchi e giardini carica che mantenne fino all'interruzione dei lavori avvenuta nel 1943 a causa del conflitto mondiale.
de Vico insieme a Mario Bafile, Michele Busiri Vici, Giuseppe Meccoli, Pietro Porcinai, Elvezio Ricci (direttore del servizio giardini di Roma) e Maria Teresa Parpagliolo Shepard fondarano nel 1950 l’Associazione italiana degli architetti del giardino e del paesaggio. Dopo la guerra, nel 1951, de Vico fu chiamato a completare i lavori interrotti e a realizzare ex novo alcuni dei progetti che non erano stati avviati. Nel 1955 fu nominato soprintendente ai Parchi e Giardini dell'EUR e fu incaricato del completamento dei parchi e dei giardini dell'EUR-quartiere di Roma nell'ambito della restaurazione promossa da Virgilio Testa. In questa circostanza cura il completamento di tutti i progetti eseguiti (modificandoli ai fini del contenimento delle spese) e la nuova progettazione del parco Centrale con la grande cascata sotto al palazzo dello sport con Marcello Piacentini e Pier Luigi Nervi, e dei due giardini gemelli degli ulivi,

Nel 1965, l'Associazione italiana degli architetti del giardino e del paesaggio lo nomina socio onorario «… riconoscendo in lui il depositario delle nobili tradizioni del nostro paese nella ideazione del giardino come opera d'arte».
Muore a Roma il 15 agosto 1969.

La biografia e l’elenco dei progetti principali dalla pagina Raffaele de Vico in  <<Wikipedia>>.

 

Bibliografia
Raffaello de Vico. Architetto e paesaggista, a cura di A. CREMONA, C. CRESCENTINI e S. SANTOLINI, Roma, Palombi editore, 2020.

U. GAWLIK, Raffaele De Vico : i giardini e le architetture romane dal 1908 al 1962, Firenze, Olschki, 2017.
Le Ville a Roma. Architetture e giardini dal 1870 al 1930, a cura di A. CAMPITELLI, Roma, 1994, 81, 101-102.

Dizionario dei monumenti italiani e dei loro autori. Roma dal Rinascimento ai nostri giorni, a cura di V. SGARBI, Milano 1991, 100-101, vol. 39, pp. 555-556.
I. DE GUTTRY, Guida di Roma moderna dal 1870 ad oggi, Roma, De Luca Edizioni d'arte, 1989, 125.
M. DE VICO FALLANI, Parchi e giardini dell'Eur: genesi e sviluppo delle aree verdi dell'E42, Roma, Nuova Editrice Spada, 1988.
M. DE VICO FALLANI, Raffaele de Vico e i giardini di Roma, Firenze, Sansoni, 1985.
M. Casciato, Raffaele De Vico, in DBI vol. 39, pp. 555.556.