Bartolomeo Gallo, disegno
dell'altare per San Giuseppe,
1927-1944.
Autori: Giuseppe
Gallo e Bartolomeo
Gallo.
La
nuova chiesa della Santissima
Annunziata costituisce per molti
aspetti il lavoro di maggiore
impegno, prestigio e coinvolgimento
pubblico affrontato da Giuseppe Gallo
negli anni della maturità
professionale. La chiesa sorge nel
cuore barocco della città,
sull'antica contrada di Po, asse
rettore dell'ampliamento seicentesco
realizzato su progetto
dell'architetto ducale Amedeo
di Castellamonte e viene
edificata in sostituzione del
preesistente edificio progettato alla
fine degli anni quaranta del Seicento
dall'architetto e ingegnere militare
Carlo
Morello, con successivi
interventi, tra gli altri, di
Bernardo Vittone (altare maggiore,
1743), Antonio Ignazio
Giulio (cappella
dell'Addolorata, 1773) e
Francesco Martinez
(facciata, 1776). L'esecuzione
dell'opera è connessa con l'apertura
di una nuova trasversale alla via Po,
via Sant'Ottavio, realizzata nel
1926, dopo un lungo iter di dibattiti
e discussioni intorno al nuovo
assetto di questa parte di città.
L'apertura della nuova via comporta
infatti il sacrificio dell'edificio
seicentesco e costituisce l'occasione
per un ingrandimento imponente della
chiesa parrocchiale, il cui progetto
di ricostruzione viene
definitivamente affidato a Giuseppe
Gallo nel 1913.
Significativamente, nell'ideazione
del progetto non fanno premio
istanze di inserimento mimetico
all'interno delle auliche palazzate
porticate del Castellamonte. Al
contrario, la scelta stilistica si
allontana dall'uniformità barocca
della città ducale del secondo
Seicento sia in termini di
materiali - la pietra invece delle
superfici intonacate - sia in
termini formali. Seppure
genericamente barocco, il
linguaggio adottato non guarda
all'architettura sacra del Seicento
piemontese; al tempo stesso è
assente ogni volontà di evocare la
memoria della facciata ottocentesca
della chiesa preesistente,
completata da Costantino
Vigitello nei primi anni
trenta del XIX secolo. I
riferimenti per il fronte del nuovo
edificio vanno invece ricercati,
così come per l'imponente chiesa di
San Paolo ad Alba,
progettata dieci anni dopo, nei
grandi modelli dell'architettura
sacra romana del secondo quarto del
Settecento: Santa Maria
Maggiore e San
Giovanni in Laterano. In
particolare, la facciata torinese
deve moltissimo a quella progettata
da Ferdinando Fuga
per Santa Maria Maggiore, replicata
sia nella soluzione dell'ingresso
al piano terreno, ripensato come
sottoportico di via Po, sia nella
trascrizione quasi letterale del
loggiato superiore.
Il progetto per l'Annunziata
costituisce dunque l'occasione più
evidente ma non l'unica, attraverso
la quale Gallo ha modo di
reinterpretare a suo modo le opere
della generazione romana di
Alessandro Galilei
e di Luigi
Vanvitelli, di
Ferdinando Fuga e
di Nicola Salvi:
una stagione di «ritorno all’o
rdine», venata di
neocinquecentismo, che per Gallo -
e forse per la Curia piemontese -
sembra costituire negli anni dieci
e venti uno degli approdi sicuri
del declinante storicismo
architettonico, con scelte meno
arrischiate rispetto a quelle
suggerite dalla mimesi del Barocco
locale, che per Gallo avevano
significato soprattutto la stagione
delle sperimentazioni sulle tracce
di Bernardo
Vittone.
Il lungo percorso progettuale e
realizzativo dell'edificio è
destinato a concludersi solo nel
1935, sebbene abbia inizio già nel
1904, allorché la confraternita
della Santissima Annunziata, di
fondazione tardo cinquecentesca,
decide di cedere la propria chiesa
alla Curia torinese, riservandosi
l'uso dell'edificio solamente per
le funzioni.
Negli anni successivi è soprattutto
il parroco Tommaso
Bianchetta a promuovere la
realizzazione dell'opera: nel 1907,
accampando ragioni di salubrità e
di decoro, egli presenta in Comune
una richiesta per ampliare la
chiesa parrocchiale, secondo il
progetto dell'ingegnere
Antonio Vandone,
non richiedendo alla Città di
Torino «alcun concorso
finanziario». Il progetto, che
consiste «nella formazione di due
grandiosi bracci trasversali» non
viene accolto; il Comune teme
infatti che il nuovo edificio possa
essere d'ostacolo al prolungamento
della via Sant'Ottavio, allo studio
in questi stessi anni e poi
effettivamente realizzato. Lunghe
trattative con l'amministrazione
comunale portano don Bianchetta a
rendere la chiesa funzionale
all'assetto della nuova via: in
data 5 giugno 1913 Vandone presenta
un nuovo progetto di chiesa «della
larghezza interna di 20 metri
coll'asse perpendicolare a via Po e
il fianco lungo la nuova via a
ponente della via stessa occupando
l'arca delle case ai numeri 47 e 45
di via Po e una parte dei terreni
dell'ex-manifattura [Tabacchi]».
Nel nuovo progetto si ipotizza la
cessione alla Curia dei terreni di
proprietà comunale, oltre a un
forte contributo finanziario. In
cambio, il progettista si impegnerà
a caratterizzare «la nuova fronte
verso via Po, sempre conservando i
portici, con elegante facciata
armonizzante con l'architettura
della via». Con deliberazioni del
27 febbraio e 1° luglio 1914, il
Comune decreta infine la
demolizione dell'edificio
esistente, l'arretramento della
nuova chiesa (con concessione di
parte dei terreni retrostanti) e un’
indennità stabilita in 340.000
lire. Il 18 luglio 1914 viene
stipulata la convenzione tra
l'amministrazione comunale e il
parroco. Il progetto con il quale
l'anno seguente si avvia l'iter di
costruzione, tuttavia, non reca più
la firma di Antonio
Vandone, bensì quella di
Giuseppe Gallo. Le
ragioni di questo cambio repentino
del progettista vanno con tutta
probabilità ricercate nel fatto che
già prima del 1907 (forse
addirittura dal 1903), il parroco
Bianchetta aveva in realtà affidato
il progetto della nuova chiesa -
allora ancora del tutto ipotetico -
a Gallo, lasciando a Vandone solo
la gestione dei rapporti con il
Comune. L'atteggiamento ambiguo del
committente avrebbe tuttavia creato
tensioni tra i due progettisti,
risolti soltanto nel 1913, con
l'attribuzione definitiva
dell'incarico e la redazione dei
primi disegni, già completati nel
luglio di quello stesso anno.
Il nuovo progetto ottiene anche
l'approvazione di Alfredo
d'Andrade, soprintendente
ai Monumenti, che concede «il
nullaosta per la costruzione della
facciata ideata dall'ingegnere
Gallo, nella considerazione che
essa non può arrecare nessun danno
all’aspetto monumentale della via
Po, e anzi lo migliorerà».
Sebbene il progetto di apertura
della nuova via trovi l'opposizione
in Consiglio comunale di
Carlo Ceppi, le
prime demolizioni e lo scavo sono
già avviati nel 1915, ma presto
sospesi sino alla fine conflitto,
nel 1918. La prima pietra della
chiesa è posata così solo il 18
maggio 1919; tuttavia i lavori
proseguono a rilento, tra
difficoltà di finanziamento,
problemi burocratici legati al
rilascio della dichiarazione di
pubblica utilità degli immobili di
via Po 45 e 47 e un generale stato
di conflittualità tra parroco e
Comune. Ottenuto lo sgombero dei
fabbricati di via Po, nel 1922 i
lavori possono riprendere; la
cappella dell'Addolorata e la casa
parrocchiale risultano tra le prime
opere concluse (1924) mentre la
navata centrale viene eretta solo
nel 1926, allorché la chiesa
seicentesca è abbattuta.
Nella relazione di accompagnamento
al progetto è lo stesso
Giuseppe Gallo a
descrivere succintamente
l'edificio: «La facciata della
Chiesa, studiata in modo da
armonizzare colle linee sobrie ed
eleganti dei palazzi della via di
Po che svolgendosi su di un unico
disegno per tutta la sua lunghezza
le conferiscano il suo
caratteristico aspetto monumentale,
occuperà una parte dell'attuale
facciata, e le quattro arcate
consecutive del portico a ponente.
Un cavalcavia identico a quelli
esistenti all'imbocco delle vie che
si aprono a sinistra della via di
Po congiungerà l'atrio della chiesa
col porticato di palazzo Engelfred.
L'interno della chiesa sarà a una
sola navata fiancheggiata da dieci
cappelle divise da gruppi di
pilastri in marmo con sovrapposti
coretti. Il presbitero terminerà in
un coro semicircolare. Lateralmente
al presbitero dal lato
dell'evangelo, si svolgerà il
Cappellone dell'Addolorata nel
quale avranno posto i confessionali
in sito raccolto, mentre un coretto
svolgentesi su tre lati servirà ai
ragazzi per funzioni addatte a loro
[ ... ]. L'attuale altare maggiore,
di bellissimo disegno e in ottimo
stato verrà trasportato nel nuovo
presbitero, al quale s'intona
perfettamente e verranno pure
utilizzati per la nuova chiesa i
migliori fra gli altari laterali,
il pulpito, il fonte battesimale, e
tutte quelle parti di pregio
artistico che saranno
convenientemente adattabili, senza
nuocere all'armonia
dell'insieme».
Alla morte di Giuseppe Gallo, nel
settembre del 1927, restano da
completare molte finiture interne,
il rivestimento in marmo delle
cappelle laterali e le balaustre.
All'esterno mancano la facciata,
provvisoriamente surrogata da un
fronte lasciato al rustico e
collegato all’integrazione del
portico su via Po e al cavalcavia
verso via Sant'Ottavio, realizzati
a spese del Comune. Si deve
attendere il 23 dicembre 1928
perché la chiesa venga inaugurata
e, l'anno seguente, il 26 ottobre
1929, consacrata. Dopo la morte del
padre, Bartolomeo
prosegue con fedeltà il progetto,
realizzando in particolare la
facciata (per la quale stende
minuziosi disegni a casellario) e
accordandosi a quanto già
costruito, anche nella
sopraelevazione del campanile e
nella realizzazione degli altari,
questi ultimi opera di
Albino Bosco.
Archivio
Giuseppe e Bartolomeo Gallo
(1882-1967)
Copialettere
1909-1919, fasc.
88, fasc. 237.
Pratiche, Torino,
chiesa parrocchiale della Santissima
Annunziatalettera
di Alfredo d'Andrade a Tommaso
Bianchetta, 27 luglio 1915
(trascrizione di pugno di Giuseppe
Gallo); minuta di relazione
progettuale. s.d.
Disegni, Torino, chiesa
parrocchiale della Santissima
Annunziata.
Bibliografia
P. Pissia- F.
Stefanuto, l
progetti e le ricostruzioni della
chiesa della Ss. Annunziata nella
«via di Po»: una conoscenza
finalizzata alla
conservazionel
progetti e le ricostruzioni della
chiesa della Ss. Annunziata nella
«via di Po»: una conoscenza
finalizzata alla
conservazione, Facoltà
di architettura del Politecnico di
Torino, a.a. 1994-1995, relatore M.
G. Vinardi.
Confraternita della
Santissima Annunziata, La
chiesa della Ss. Annunziata nel primo
centenario della parrocchia ed
inaugurandosi la nuova
facciata,
Ajani, Torino, 1934.
L.Tamburini, Le
chiese di Torino dal rinascimento al
barocco,
Le Bouquiniste, Torino, s.d., pp.
165-178.
Archivio storico Città
di Torino, Lavori pubblici,
Repertorio 6924, carta 520, fasc. 3,
1923.
Archivio storico Città
di Torino, Progetto edilizi,
1915/279.
Ibid., 1919/42.
Ibid., 1935/381.
AA.VV., Carlo
Ceppi architetto, Società piemontese
di archeologia e belle arti,
Torino, 1931, pp.56-57.