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Questa sezione mette in evidenza il ruolo centrale che riveste la documentazione progettuale, costituita da disegni, foto, plastici, documenti (relazioni, corrispondenza con i committenti, ecc.) per la ricostruzione dell'attività dei progettisti. Tale sezione è correlata alla sezione protagonisti - all'interno della quale ogni scheda biografica è corredata dell'elenco cronologico dei principali progetti - e alla galleria multimediale, che raccoglie le immagini presenti in tutto il portale. continua

 

Abitazioni (50 progetti)

  • Trieste, Villa Sigmundt, Giovanni Andrea Berlam, 1861

    Trieste, Villa Sigmundt, Giovanni Andrea Berlam, 1861

    Autore: Giovanni Andrea Berlam. Nel 1861 Egmund Sigmundt, ricco mercante triestino di spugne, commissionò a Giovanni Andrea Berlam la costruzione di una villa con piccolo parco, situata sulla collina di Chiadino, attualmente ai numeri 44 e 46 di via Rossetti. Si tratta di una delle rarissime ville triestine della seconda metà dell'Ottocento rimaste esteriormente immutate dal punto di vista formale, e forse la sola il cui giardino sia perfettamente conservato.
  • Lanciano (CH), Casino di campagna per la famiglia Colalè-Rotellini, Filippo Sargiacomo, 1886-1899

    Lanciano (CH), Casino di campagna per la famiglia Colalè-Rotellini, Filippo Sargiacomo, 1886-1899

    Lavori per l'ampliamento e sistemazione del Casino in contrada Cappuccini della famiglia Colalè-Rotellini. Archivio "Architetto Filippo Sargiacomo" (1830-1922), progetti 1844-1920. Edilizia privata 1860-1920. Lavori per l'ampliamento e sistemazione del Casino in contrada Cappuccini della famiglia Colalè-Rotellini, 1886-1899.
  • Istanbul (Turchia), Casa Botter, Raimondo D'Aronco, 1900-1901

    Istanbul (Turchia), Casa Botter, Raimondo D'Aronco, 1900-1901

    Autore: Raimondo D'Aronco Agli inizi del Novecento il sarto olandese Jan Botter, che ormai svolgeva la propria attività a Istanbul, decise di far costruire la propria residenza civile e commerciale in una delle zone più centrali della città, vivaio del liberty occidentale, e affidò a Raimondo D'Aronco l'incarico di realizzare tale progetto. Dal momento che il lotto individuato per la costruzione non era di grandi dimensioni e aveva per di più un andamento irregolare, la distribuzione degli spazi dovette essere studiata con cura. D'Aronco creò un corridoio di disimpegno dei locali e ricavò il vano scala da uno spazio di risulta fra il cortile interno e il vestibolo. Assecondando un'idea di razionalizzazione e di economia degli spazi, egli concepì all'interno della dimora una serie di otto armadi a muro e li posizionò lungo il corridoio, recuperando così un elemento tradizionale della cultura abitativa ottomana.
  • Torino, Casa Priotti, Carlo Musso e Giovanni Antonio Porcheddu, 1900-1909

    Torino, Casa Priotti, Carlo Musso e Giovanni Antonio Porcheddu, 1900-1909

    Progettista: Carlo Ceppi. Collaboratori: ing. Giacomo Salvadori, ing. Ferdinando Cocito, ing. Giovanni Battista Benazzo, ing. Prospero Peyron; ing. Emilio Giay. Calcolo e realizzazione strutture in sistema Hennebique: Studio tecnico e impresa ing. G. A. Porcheddu. Realizzazione edilizia: Impresa Abate e Bellia. Apparato decorativo: Ditta Fratelli Musso e Papotti. Due aspetti sostanziali rendono particolarmente interessante l'edificio d'abitazione Casa Priotti di Torino: a) Si tratta di un importante esempio di edilizia residenziale torinese del primo Novecento, progettata da Carlo Ceppi, ricordata per il risultato stilistico in cui il linguaggio architettonico neobarocco si fonde con elementi liberty.
  • Lido di Venezia, Villino Donghi, Daniele Donghi, 1905-1907

    Lido di Venezia, Villino Donghi, Daniele Donghi, 1905-1907

    Autore: Daniele Donghi. Nel 1905, mentre è ingegnere capo del comune di Venezia, Donghi realizza al Lido la sua residenza estiva. Il progetto per il villino vuol essere un'opera esemplare delle potenzialità offerte dall'uso del cemento armato in un territorio che ne faceva scarso uso. Come si vede dai disegni di progetto, le fondazioni e l'ossatura sono in calcestruzzo armato e nei solai è utilizzato lo schema tipico del sistema Hennebique.
  • Roma, Palazzina Calzone, Filippo e Francesco Galassi, 1905-1910

    Roma, Palazzina Calzone, Filippo e Francesco Galassi, 1905-1910

    Autori: Filippo Galassi e Francesco Galassi Impresa: ing. G. A. Porcheddu Committenza: Ettore Calzone La Palazzina Calzone, in via del Collegio Romano con angolo via Alessandro Specchi, è stata realizzata, nei primi anni del Novecento, per l'imprenditore e cavaliere torinese Ettore Calzone, che nel 1871, si trasferì a Roma ed aprì una cartoleria in via del Corso.
  • Venezia, Casa bizantina in rio del Gaffaro, Giuseppe Torres, 1905

    Venezia, Casa bizantina in rio del Gaffaro, Giuseppe Torres, 1905

    Autore: Giuseppe Torres. La realizzazione dell'edificio, su un terreno di proprietà della famiglia Torres, si inserisce in una più ampia serie di interventi nell'area, che comprende la ristrutturazione di una casa esistente e la costruzione, nel lotto a fianco, di una casa signorile. Concepito inizialmente per ospitare una bottega al piano terra, l'edificio viene inizialmente abitato da membri della famiglia e ceduto in affitto. Successivamente, Giuseppe Torres vi trasferisce il proprio studio e, dal 1931, la residenza.
  • Trieste, Casa Bartoli, Max Fabiani, 1906

    Trieste, Casa Bartoli, Max Fabiani, 1906

    Autore: Max Fabiani. All'epoca dell'intervento di Fabiani, piazza della Borsa era ancora considerata dai triestini il cuore della città, risultato della saldatura fra l'impianto urbano medioevale e quello di epoca teresiana. In tale ambito l'inserimento della Casa Bartoli lacerò l'equilibrio formale della quinta meridionale della piazza, soprattutto a causa delle sue dimensioni irregolari, e furono necessari tre diversi progetti prima che si potesse giungere all'approvazione definitiva dell'opera. Il primo progetto di Fabiani prevedeva al piano terra, nel mezzanino e nel primo piano, un ristorante kosher e un negozio di stoffe; l'ingresso all'edificio è spostato lateralmente in un apposito andito, al riparo dalla battuta diretta della bora. Il vano scala al pian terreno deve servire da deposito, mentre il negozio si trova disposto su due livelli ulteriori, collegati internamente da una scala a chiocciola. L'unicità della Casa Bartoli risiede tuttavia nell'organizzazione planimetrica dei piani abitativi superiori: gli appartamenti in esso contenuti, due in tutto, si affacciano uno a ponente e uno a levante; quello di ponente dà sulla piazza ed è dotato di balconi, tre camere, ingresso, ripostiglio, cucina, bagno e cameretta di servizio, tutti perfettamente disimpegnati; la parte posteriore dell'edificio invece, verso levante, non ha balconi ma l'appartamento che vi è ospitato è simile al primo tranne per la mancanza di una camera.
  • Trieste, Palazzo Stabile, Max Fabiani, 1906

    Trieste, Palazzo Stabile, Max Fabiani, 1906

    Palazzo Stabile, situato tra gli splendidi palazzi ottocenteschi che adornano le Rive triestine, è facilmente individuabile per le sue forme pur rimanendo in perfetta armonia con le architetture circostanti. La parte bassa dell'edificio è caratterizzata da un caldo bugnato in pietra di Massegno, che si dispiega fino al secondo piano, ed è intervallata dal davanzale continuo in pietra del Carso.
  • Lido di Venezia, Hotel Excelsior, Giovanni Sardi, 1907-1908

    Lido di Venezia, Hotel Excelsior, Giovanni Sardi, 1907-1908

    Autore: Giovanni Sardi. Frutto della cultura eclettica dell'architetto Giovanni Sardi, l'hotel Excelsior è un edificio maestoso sul litorale del Lido di Venezia, dotato delle più moderne attrezzature alberghiere per l'epoca. La realizzazione delle decorazioni interne ha visto impegnati numerosi artisti tra i quali il celebre Umberto Bellotto, maestro del vetro e del ferro battuto. Rispetto all'edificio inaugurato nel 1908, l'Excelsior si presenta oggi diverso per gli interventi subiti a partire dal 1914 e per la presenza del cosiddetto "Palazzo del Mare", che lo affianca echeggiandone lo stile.
  • Roma, via Tomacelli, Palazzetto Torlonia, Gustavo Giovannoni, 1908-1909

    Roma, via Tomacelli, Palazzetto Torlonia, Gustavo Giovannoni, 1908-1909

    Autore: Gustavo Giovannoni. Cronologia: 1908 Stesura del I progetto per conto dell'Amministrazione del Sen. Tommasini 15 giugno 1908 Stesura del II progetto 10 luglio 1908 Approvazione del II progetto 1909 Stesura del progetto realizzato per conto del Principe Don Carlo Torlonia 1946 Sopraelevazione (da M. Centofanti, G. Cifani, A. Del Bufalo, "Catalogo dei disegni di Gustavo Giovannoni: conservati nell'archivio del Centro di studi per la storia dell'Architettura", Roma, Centro studi per la storia dell'Architettura, 1985)
  • Roma, Edificio in via del Boschetto, Guido Fiorini, 1925

    Roma, Edificio in via del Boschetto, Guido Fiorini, 1925

    Autore: Guido Fiorini. I disegni per l'edificio di abitazione in via del Boschetto si collocano tra i primi progetti dell'attività dell'architetto Fiorini presenti in archivio. L'abitazione si caratterizza per la diversità con le opere che lo renderanno più famoso e che porteranno attenzione verso la sua figura, tuttavia il progetto è interessante, perché esprime la totale adesione dell'autore al suo tempo e la conoscenza della produzione architettonica del momento storico.
  • Firenze, Villino Marchi, Ugo Giovannozzi, 1928-1929

    Firenze, Villino Marchi, Ugo Giovannozzi, 1928-1929

    Autore: Ugo Giovannozzi. Oggi sede della Fondazione Carlo Marchi, è un elegante esempio di architettura civile in cui è riscontrabile la piacevole commistione dei codici tipici del progettista con elementi manieristici di scuola michelangiolesca. Fu costruito da Ugo Giovannozzi per il committente Giulio Marchi, tra il 1928 e il 1929, con demolizione del preesistente edificio posto in piazza Savonarola.
  • Roma, Villa Razionalista, Guido Fiorini, 1930

    Roma, Villa Razionalista, Guido Fiorini, 1930

    Autore: Guido Fiorini. Il progetto mostra la versatilità dell'autore che nei primi anni della sua attività si interessa alla ricerca e alla scoperta dei linguaggi dell'architettura. La villa razionalista su due piani presenta una pianta semplice a 'L' in cui al piano terreno trovano collocazione i luoghi della vita domestica e del lavoro, come uno studio personale e una grande living room che – con le sue poliedriche funzioni – abbraccia gran parte dello spazio.
  • Fiumicino, Progetti per la tenuta di Torre in Pietra, Michele Busiri Vici, 1930-1967

    Fiumicino, Progetti per la tenuta di Torre in Pietra, Michele Busiri Vici, 1930-1967

    Progetto e direzione lavori: Michele Busiri Vici Consulenza tecnica per il progetto "Centro Arenaro con officina e deposito macchine": Pier Luigi Nervi La tenuta di Torre in Pietra è situata 26 km a nord di Roma, sulla via Aurelia. Quando nel 1926 il senatore Luigi Albertini, insieme al figlio Leonardo e al genero Niccolò Carandini ne acquista i diritti, reinvestendo i proventi della vendita del Corriere della Sera impostagli dal regime fascista, essa appare come un insieme di terreni incolti, riserve boschive e paludi malariche.
  • Roma, Casa dello studente alla città universitaria, Giorgio Calza Bini, Saverio Muratori e Francesco Fariello, 1932-1934

    Roma, Casa dello studente alla città universitaria, Giorgio Calza Bini, Saverio Muratori e Francesco Fariello, 1932-1934

    Autori: Giorgio Calza Bini, Saverio Muratori, Francesco Fariello. Nel 1932 Giorgio Calza Bini, insieme a Saverio Muratori e Francesco Fariello, vince il Concorso per la Casa dello studente alla Città Universitaria di Roma, indetto tra gli studenti delle facoltà di Architettura e Ingegneria della capitale.
  • Milano, Casa Borgognoni, via Marcora 11, Gabriele Mucchi, 1934-1935

    Milano, Casa Borgognoni, via Marcora 11, Gabriele Mucchi, 1934-1935

    Autore: Gabriele Mucchi. Progettata da Mucchi tra il 1934 ed il 1935, la casa di via Marcora è un condominio d'appartamenti ad uso abitativo, commissionato al giovane ingegnere Giacomo Prearo da Carlo Borgognoni a fini speculativi, in una zona allora in piena espansione edilizia, tra piazza Fiume (oggi piazza della Repubblica) e la appena nata Stazione centrale. A progetto già avanzato, Prearo si rivolse a Mucchi che stravolse totalmente il progetto originario, di tradizione novecentesca, concependo un blocco stereometrico di sette piani, poggiato su un basamento rientrante adibito a portineria e uffici, caratterizzato da facciate scavate per ciascun piano a formare un loggiato.
  • Roma, Palazzina Rea in via di Villa Massimo 39, Mario Ridolfi, 1934-1936

    Roma, Palazzina Rea in via di Villa Massimo 39, Mario Ridolfi, 1934-1936

    Autore: Mario Ridolfi. Collaboratore: Wolfgang Frankl. Esempio tra più elevati di palazzina romana, nella quale Ridolfi, su una sequenza compositiva tradizionale (basamento, elevato, coronamento), su una classica gerarchizzazione dei fronti (principali, laterali, retro) e su un impianto distributivo ormai consolidato per questo tipo edilizio (due alloggi per piano, chiostrina centrale, doppi ingressi, doppie scale, padronale e di servizio), sperimenta soluzioni e vocaboli moderni (con evidenti accenti lecorbusieriani) adattandoli ad un lotto particolare di forma trapezoidale. Nel prospetto principale, arretrato rispetto a filo della strada, adotta un ricercato contrasto tra il telaio libero in cemento armato e le ampie finestre tripartite con singolari sottoluce realizzati per permettere anche ai bambini di guardare fuori senza sporgersi.
  • Roma, Quartiere di residenze popolarissime: Pietralata II (Tiburtino III, Santa Maria del Soccorso) I.C.P., Giuseppe Nicolosi 1935-1937

    Roma, Quartiere di residenze popolarissime: Pietralata II (Tiburtino III, Santa Maria del Soccorso) I.C.P., Giuseppe Nicolosi 1935-1937

    Autore: Giuseppe Nicolosi Borgata Tiburtina costituisce il "primo più notevole e significativo esempio di borgata periferica popolarissima". Demolita a partire dal 1974, per la realizzazione del piano di zona 15 bis., la borgata sorgeva in un'area pianeggiante accanto alla pineta dell'ex-forte Tiburtino. Essa si estendeva per 210.000 mq. e conteneva 2000 alloggi per un totale di ben 5000 vani. Questa borgata, come le altre che seguiranno, è figlia delle esperienze tedesche delle "siedlungen" a carattere semirurale e nasce in piena coerenza con le politiche-sociali anti-urbane e di decentramento messe in atto dal regime per sfollare il nucleo centrale della città dagli strati più poveri della popolazione.
  • Marina di Pietrasanta (LU), Villa Amicucci, Gaetano Minnucci, 1936

    Marina di Pietrasanta (LU), Villa Amicucci, Gaetano Minnucci, 1936

    Autore: Gaetano Minnucci. La villa è bianca e la sua stesura longitudinale è accentuata dalla linea della balconata a sbalzo, che è l'elemento più rilevante dell'architettura dell'edificio. Gli interni ordinati nella disposizione planimetrica e nel dettaglio dell'arredamento sono ispirati ad una moderna semplicità. Il seminterrato comprende un ambiente per dispensa e un magazzino. Al piano terreno da un vestibolo si passa a un salotto ed alla scala principale. Gli altri ambienti sono tra loro comunicanti, così da formare quasi un unico salone. Allo stesso piano si trova l'office e la cucina.
  • Anzio (RM), Villa Calza Bini, Giorgio Calza Bini, 1937

    Anzio (RM), Villa Calza Bini, Giorgio Calza Bini, 1937

    Autore Giorgio Calza Bini. La villa unifamiliare viene realizzata da Calza Bini per la propria famiglia ad Anzio nel 1937. Pensata con intenti signorili gli ambienti di rappresentanza al piano terra affacciano su un portico, mentre al piano superiore gli ambienti della zona notte si aprono su una terrazza.
  • Milano, Casa di abitazione prefabbricata al Qt8, Gabriele Mucchi, 1947

    Milano, Casa di abitazione prefabbricata al Qt8, Gabriele Mucchi, 1947

    Autore: Gabriele Mucchi. Il progetto di Mucchi, realizzato tra il 1947 e il 1948, si inserisce in una iniziativa sperimentale promossa dalla VIII Triennale di Milano che si ripromette di rappresentare una «mostra permanente, sperimentale, vivente, dell'architettura moderna» (P. Bottoni, Il nuovo programma della Triennale di Milano, in «Metron», 1945, 8-10). In particolare l'edificio progettato da Mucchi è una costruzione prefabbricata di tre piani con due appartamenti per piano e dotata, al piano terreno, di uno spazio coperto per il gioco dei bambini.
  • Roma, Casa Il Girasole in viale Bruno Buozzi, Luigi Moretti, 1948

    Roma, Casa Il Girasole in viale Bruno Buozzi, Luigi Moretti, 1948

    Autore: Luigi Moretti. Con il progetto della casa Il Girasole, Moretti rinnova radicalmente il tema della palazzina, interpretando in maniera anticlassica alcuni degli elementi peculiari di questa tipologia edilizia: il basamento, il coronamento superiore, l'impostazione della facciata principale. Lo schema formale del fronte è segnato da una lunga fenditura verticale che suddivide il prospetto in due parti regolari, facendo risaltare ulteriormente l'asimmetria che caratterizza la sagoma del timpano di coronamento e la conformazione del basamento, il cui profilo segue in altezza l'andamento irregolare della strada ed arretra rispetto al perimetro del fabbricato.
  • Milano, Casa-albergo in via F. Corridoni, Luigi Moretti, 1948-1950

    Milano, Casa-albergo in via F. Corridoni, Luigi Moretti, 1948-1950

    Autore: Luigi Moretti. Il complesso di via Corridoni rappresenta una forte novità nella concezione dell'edilizia residenziale del dopoguerra. È concepito per ospitare 520 piccoli appartamenti, di 20 mq ciascuno, fruibili da una sola persona; le residenze sono affiancate da infrastrutture per servizi comuni: ristorante, sale soggiorno e locali di servizio diversi, completati da corpi di collegamento destinati a negozi e uffici. Caratterizzato dalle grandi fenditure delle testate, coincidenti con i corridoi centrali, l'edificio ha una struttura in cemento armato e un rivestimento esterno in mosaico di vetro bianco, primo esempio di una finitura che Moretti riproporrà in opere contemporanee.
  • Roma, Quartiere Ina-casa sulla via Tiburtina, Ludovico Quaroni e Mario Ridolfi, 1949-1954

    Roma, Quartiere Ina-casa sulla via Tiburtina, Ludovico Quaroni e Mario Ridolfi, 1949-1954

    Autore: Ludovico Quaroni (capogruppo) e Mario Ridolfi. Collaboratori: C. Aymonino, C. Chiarini, M. Fiorentino, F. Gorio, M. Lanza, S. Lenci, P. M. Lugli, C. Melograni, G. C. Menichetti, G. Rinaldi, M. Valori. Il Tiburtino è tra i principali quartieri del primo settennio di costruzioni del programma per la piena occupazione (piano "Fanfani", 1948) e fin dalla sua costruzione è stato visto dalla critica come il manifesto del neorealismo italiano in architettura. Vero laboratorio per il gruppo di diverse generazioni di architetti coinvolti nel progetto, il quartiere raccoglie gran parte delle ricerche sull'abitazione svolte da Mario Ridolfi presso il Centro nazionale delle ricerche e esemplifica la proposta culturale veicolata dalla pubblicazione del Manuale dell'architetto (Usis-Cnr, 1945).
  • Roma, Edifici a torre Ina Assicurazioni in viale Etiopia, Mario Ridolfi, 1949-1955

    Roma, Edifici a torre Ina Assicurazioni in viale Etiopia, Mario Ridolfi, 1949-1955

    Autore: Mario Ridolfi. Collaboratore: Wolfgang Frankl. Paolo Portoghesi dalle pagine di «Comunità» nel 1958 definì questo intervento di Ridolfi come «il capolavoro dell'architettura italiana del dopoguerra». Nel 1956, sulla stessa rivista, Guido Canella e Aldo Rossi, commentando l'intera carriera dell'architetto, così avevano detto delle torri: «questi edifici portano nel colore gli accenti drammatici della tavolozza di un Guttuso e sono immersi in quella atmosfera della Roma moderna che cinema e letteratura neo-realista hanno così ben penetrato».
  • Roma, Tiburtino, Quartiere Ina-casa, lotto A e lotto C, Federico Gorio, 1950-1951

    Roma, Tiburtino, Quartiere Ina-casa, lotto A e lotto C, Federico Gorio, 1950-1951

    Autore: Federico Gorio. Con lo sviluppo progettuale del quartiere Tiburtino, vengono messe in luce problematiche funzionali, compositive e distributive che possono essere affrontate e risolte nella progettazione, soprattutto con la ricerca di un riavvicinamento alle soluzioni del passato che lo schematismo formale e sostanziale del razionalismo aveva sprezzantemente accantonato. Subito, però, cominciarono a rendersi evidenti le prime difficoltà, la più complessa delle quali consisteva nel difficile inserimento di questa grande unità nella complessità del contesto urbano circostante.
  • Venezia-Mestre, Quartiere Ina-casa San Giuliano, Luigi Piccinato e Giuseppe Samonà, 1950-1962

    Venezia-Mestre, Quartiere Ina-casa San Giuliano, Luigi Piccinato e Giuseppe Samonà, 1950-1962

    Capigruppo: Luigi Piccinato e Giuseppe Samonà. Gruppo architetti e ingegneri veneziani: Piero Buscagnin, Mario Cavinato, Carlo Cristofoli, Mario Doria, Alberto Magrini, Luigi Piccinato, Angelo Scattolin, Giuseppe Samonà, Egle Renata Trincanato, Virgilio Vallot, Andrea Vianello Vos. Il quartiere sperimentale di San Giuliano a Mestre è uno degli esempi più significativi dei nuovi modelli insediativi e urbanistici realizzati in Italia nel dopoguerra. Il progetto per l'insediamento ha origine nel 1946 da un'esperienza didattica condotta da Samonà e Piccinato nell'ambito della Scuola di architettura di Venezia. La scelta dell'area da destinare a caso studio cade sull'area compresa fra il canal Salso e il canale Oselin (o Marzenego), su un asse ideale che collega Mestre e la città insulare di Venezia.
  • Roma, Villa

    Roma, Villa "Angiolillo" in località Torricola, Attilio Lapadula, 1953-1955

    Autore: Attilio Lapadula. La villa venne progettata da Attilio Lapadula per il senatore Renato Angiolillo. Realizzata all'interno di un'azienda agricola con un allevamento di cavalli, esprime uno spirito decisamente "americano". Non a caso ospitò Liz Taylor e Anthony Queen e venne utilizzata da Federico Fellini come set nel film Le notti di Cabiria (1957).
  • Corte di Cadore (BL), Villaggio turistico Eni, Edoardo Gellner e Carlo Scarpa, 1954-1963

    Corte di Cadore (BL), Villaggio turistico Eni, Edoardo Gellner e Carlo Scarpa, 1954-1963

    Autori: Edoardo Gellner e Carlo Scarpa (per la chiesa). Il complesso edilizio sorge su una vasta area ai piedi del monte Antelao, nelle vicinanze del centro di Borca di Cadore e comprende oltre 270 abitazioni, una chiesa, una colonia, due alberghi e un campeggio. Realizzato grazie all'impulso di Enrico Mattei, il villaggio nasce come centro per le vacanze dei dipendenti Eni e costituisce per Gellner, che ha un ruolo fondamentale anche nella scelta dell'area, un formidabile laboratorio progettuale e tecnologico e una irripetibile occasione di confronto e integrazione con il paesaggio.
  • Roma, Ville al Casaletto, Giuliana Genta, 1954-1956

    Roma, Ville al Casaletto, Giuliana Genta, 1954-1956

    Autori: Giuliana Genta, Adalberto Libera e Silvano Panzarasa. I disegni restituiscono il progetto di due ville indipendenti e quasi gemelle in cui si trovano due alloggi in ogni edificio. Il progetto sfrutta i naturali dislivelli del terreno, così da permettere al contempo indipendenza e vicinanza alle abitazioni e alle famiglie. Le piante delle residenze si sviluppano in maniera rettilinea e la distribuzione interna avviene tramite il corridoio centrale che, nell'abitazione al piano terra, conduce allo spazio del soggiorno-studio in diretto rapporto con il giardino, mentre nell'abitazione al piano superiore si conclude con l'affaccio verso l'esterno.
  • Roma, Casale Gomez, detta

    Roma, Casale Gomez, detta "Casa del Maresciallo", Federico Gorio, 1954-1957

    Progettista e direttore dei lavori: Federico Gorio. Uscito dalle esperienze del Tiburtino prima e della Martella poi, l'occasione di cimentarsi nel restauro di una rustica cascina, adibita a maniscalcheria ("maréchalferrant", che tradotto alla lettera significa maniscalco) ha legato indissolubilmente Federico Gorio a quest'opera architettonica tracciando per lui l'inizio di una nuova fase di ricerca imperniata sull'invenzione di un suo nuovo personale linguaggio.
  • Bologna, Quartiere Ina-casa e Incis di via Cavedone, Federico Gorio, 1955-1964

    Bologna, Quartiere Ina-casa e Incis di via Cavedone, Federico Gorio, 1955-1964

    Capogruppo: Federico Gorio. Collaboratori: L. Benevolo, V. Calzolari, M. Carini, S. Danielli, A. Esposito, M. Vittorini. Per la sua particolare impostazione metodologica, tecnica ed organizzativa, questo progetto può essere considerato un'anticipazione della attuale progettazione integrale. Le proposte in esso contenute, sono state accolte dalla Gestione Ina-casa che ha considerato questo come un intervento pilota dell'ente. Il gruppo di progettazione (L. Benevolo, V. Calzolari, M. Carini, S. Danielli, A. Esposito, F. Gorio, M. Vittorini), sotto il coordinamento di Federico Gorio, ha adottato come tipo edilizio la soluzione a corte di chiaro riferimento scamozziano perché essa definisce l'immagine urbana del quartiere.
  • Bologna, Quartiere Ina-casa e Incis di via Cavedone, Marcello Vittorini, 1955-1964

    Bologna, Quartiere Ina-casa e Incis di via Cavedone, Marcello Vittorini, 1955-1964

    Autore: Marcello Vittorini. Capogruppo: Federico Gorio. Progettazione urbanistica: L. Benevolo, V. Calzolari, S. Danielli, M. Vittorini. Progettazione edilizia: L. Benevolo, V. Calzolari, S. Danielli, A. Esposito, M. Vittorini. Direzione lavori: M. Carini. Stazione appaltante: Consorzio emiliano-romagnolo per Cooperative di produzione e lavoro. Il progetto del quartiere fu preceduto dallo studio del Piano particolareggiato dell'intera zona, condotto dagli stessi autori. L'insediamento previsto fu una sperimentazione perché si cercò di dare all'edificio una dimensione urbana propria, e perché furono condotti esperimenti di produttività edilizia estendendo l'elaborazione del progetto all'unificazione degli elementi e degli impianti, nonché allo studio dei tempi e modi di costruzione.
  • Sorgane (FI), Case popolari, Leonardo Savioli, 1957-1962

    Sorgane (FI), Case popolari, Leonardo Savioli, 1957-1962

    Autore: Leonardo Savioli. Ridimensionato e rivisto nelle sue linee principali il piano urbanistico del nuovo quartiere abitativo di Sorgane - nella zona Sud di Firenze - vide impegnati tre gruppi di progettisti, guidati da Leonardo Savioli, Leonardo Ricci e Ferdinando Poggi. Savioli, come Ricci, propone in questa occasione la sua versione di "macrostruttura" di matrice lecorbusieriana, intesa come pezzo di città dove i nuclei abitativi si integrino con ambienti comuni e con pluralità di percorsi interni.
  • Roma, Villino Cooperativa Fiorenza Romana, Federico Gorio e Marcello Vittorini, 1958-1962

    Roma, Villino Cooperativa Fiorenza Romana, Federico Gorio e Marcello Vittorini, 1958-1962

    Autori: Federico Gorio e Marcello Vittorini. L'edificio, realizzato in una zona di Roma non ancora edificata ma prevista dal piano regolatore si distingue per il suo carattere di eccezione rispetto alle modalità prevalenti dello sviluppo urbano circostante. A rendere inconfondibile la sua fisionomia concorre soprattutto l'originalità del linguaggio architettonico adottato nella definizione dell'impaginato dei prospetti , nella coerenza compositiva dei materiali utilizzati, nelle scelte tecnologiche, nella cura dei particolari architettonici, nelle interpretazioni dell'ambiente e dello spazio urbano in divenire.
  • Roma, Cooperativa Gescal, via San Lucio 23, Giuliana Genta e Silvano Panzarasa, 1959-1963

    Roma, Cooperativa Gescal, via San Lucio 23, Giuliana Genta e Silvano Panzarasa, 1959-1963

    Autori: Giuliana Genta e Silvano Panzarasa. Questo edificio, che raccoglie certamente parte delle lezioni imparate durante l'esercizio della professione e dei progetti condotti assieme a Libera, sintetizza alcune delle qualità che si possono trovare come costanti nell'architettura di Giuliana Genta. Uno di questi è l'uso sincero e raffinato del materiale. Ad esempio il mattone è declinato come cortina, come parapetto e nobile rivestimento interno; il legno viene usato negli infissi (scorrevoli); il ferro sinuosamente viene piegato diventando corrimano, così da accompagnare la rampa che conduce ai diversi piani.
  • Milano, Edifici residenziali di via Gavirate, Bruno Morassutti, 1959-1962

    Milano, Edifici residenziali di via Gavirate, Bruno Morassutti, 1959-1962

    Autori: Bruno Morassutti. Collaboratori: Angelo Mangiarotti, Aldo Favini (calcolo delle strutture). L'originale costruzione nasce da richieste specifiche della committenza, la Cooperativa di funzionari statali: realizzare nove appartamenti di 110 metri quadrati, uguali e con un'esposizione solare a 360° su un lotto esiguo dalla forma irregolare nella zona di San Siro. L'edificio è costituito da tre cilindri di circa 13 metri di diametro, ognuno dei quali poggia su un unico pilastro centrale in cemento armato cavo all'interno e coronato da un capitello a fungo, chiaro riferimento all'architettura del Johnson Wax Building a Racine (Winsconsin) di F. L. Wright.
  • Urbino, Collegi universitari in Colle dei Cappuccini, Giancarlo De Carlo, 1960-1987

    Urbino, Collegi universitari in Colle dei Cappuccini, Giancarlo De Carlo, 1960-1987

    Autore: Giancarlo De Carlo. Collaboratori: Francesco Borella, Astolfo Sartori, Lucio Seraghiti, Giancarlo Montagna, Kathy Mueller, Antonio Vecchi, Yasuo Watanabe, Carla Zamboni. Strutturista: Vittorio Korach. Posti su una collina coronata dall'antico convento dei Cappuccini a circa un chilometro dal centro storico di Urbino, i quattro collegi articolati in forma di città-campus per universitari vengono realizzati da De Carlo tra il 1962 e il 1983. Considerato il suo progetto manifesto, è certamente uno degli esempi più rilevanti per l'architettura italiana degli anni '70, molto apprezzato anche a livello internazionale.
  • Carona (Lugano, Svizzera), Villa Braendli, Gabriele Mucchi, 1960-1961

    Carona (Lugano, Svizzera), Villa Braendli, Gabriele Mucchi, 1960-1961

    Autore: Gabriele Mucchi. Commissionata da Oscar Braendli, la villa a Carona, sul Lago di Lugano, è l'ultima opera architettonica realizzata da Gabriele Mucchi, che progetta quando già da una decina di anni si occupa quasi esclusivamente di pittura. Realizzata su una sottile striscia di terreno, si sviluppa su un solo piano e si articola in tre corpi collegati da portici esterni, che abbracciano il giardino interno come una sorta di microvillaggio. Le colonne del portico sono ricavate da tronchi d'albero solo sommariamente sgrossati.
  • L'Aquila, Due edifici di abitazioni a via XX settembre, Marcello Vittorini, 1960-1962

    L'Aquila, Due edifici di abitazioni a via XX settembre, Marcello Vittorini, 1960-1962

    Autore: Marcello Vittorini. Collaboratore: Federico Gorio. Questo intervento per i fratelli Germano e Giuseppe Barattelli, insieme committenti e i costruttori, fa parte di una serie di progetti che Vittorini ideò negli anni '60 per l'Aquila, sua città natale. Un lotto di forma trapezoidale in forte pendenza, con un dislivello di circa 14 m, compreso tra la via XX settembre, a valle, e viale Duca degli Abruzzi, a monte, costituiva l'area su cui insediare un complesso residenziale per circa 40 alloggi.
  • Roma, Villa Cavazza all'Eur, Giuliana Genta, 1961-1962

    Roma, Villa Cavazza all'Eur, Giuliana Genta, 1961-1962

    Autori: Giuliana Genta, Adalberto Libera e Silvano Panzarasa. La villa, pensata per essere abitata da due famiglie in maniera indipendente, è stata costruita per l'ingegnere Novello Cavazza, che incontrò Adalberto Libera durante la sua attività all'Ina-casa. L'uso dei materiali e l'attenzione con cui sono impiegati gli elementi formali caratterizzano il progetto e lo inseriscono all'interno delle ricerche formali condotte in quegli anni. I mattoni - di riutilizzo da un casale settecentesco -, il tufo e il legno, con le loro diversità cromatiche, concorrono a qualificare la composizione dell'architettura.
  • Termini di Sorrento (NA), Villa von Saurma, Bruno Morassutti e Aldo Favini, 1962-1964

    Termini di Sorrento (NA), Villa von Saurma, Bruno Morassutti e Aldo Favini, 1962-1964

    Autori: Bruno Morassutti, Aldo Favini (per la parte strutturale). Situata a 300 metri sul livello del mare e su un terreno a terrazzamenti con forte pendenza, la villa è composta da due corpi abitativi, uno per i proprietari e l'altro per gli ospiti. Le due unità sono caratterizzate da bianche coperture in cemento, sfalsate tra di loro e sostenute ciascuna da quattro colonne di cemento armato con il giunto di appoggio in bronzo a cono rovesciato. L'insieme è intersecato da una scalinata che funge da collegamento tra i due spazi.
  • Sabaudia (LT), Casa per lo scultore Emilio Greco, Giuliana Genta e Silvano Panzarasa, 1964

    Sabaudia (LT), Casa per lo scultore Emilio Greco, Giuliana Genta e Silvano Panzarasa, 1964

    Autori: Giuliana Genta e Silvano Panzarasa. Il progetto è stato pensato per lo scultore Emilio Greco, amico dei progettisti. Sorge sul lungomare di Sabaudia all'interno di un lotto della sistemazione urbanistica realizzata da Michele Busiri Vici. La pianta è incentrata sullo studio dell'artista, disegnato come uno spazio a doppia altezza che percorre fisicamente e visivamente tutta la villa. Lo studio è inoltre, grazie alla grande vetrata, l'elemento luminoso di tutto l'edificio, che è caratterizzato da fronti continui chiusi interrotti da finestre regolari che danno ritmo ai prospetti.
  • San Martino di Castrozza (TN), Unità residenziale Le Fontanelle, Bruno Morassutti e Andrew Powers, 1964

    San Martino di Castrozza (TN), Unità residenziale Le Fontanelle, Bruno Morassutti e Andrew Powers, 1964

    Autori: Bruno Morassutti, Andrew Powers. L'edificio sorge in una zona boscosa e accoglie alloggi per il soggiorno estivo e invernale. Il condominio, in parte prefabbricato, è composto da dodici cellule di cemento armato che racchiudono piccoli appartamenti disposti su due livelli, sette a livello del terreno e cinque a livello superiore. L'insieme dei cubi duplex, sovrapposti e sfalsati tra di loro, crea una struttura compositiva articolata che si adatta alle pendenze del terreno e consente ulteriori ampliamenti.
  • Zurigo (Svizzera), Ampliamento, sistemazione e arredo di casa Zentner, Carlo Scarpa, 1964-[1969]

    Zurigo (Svizzera), Ampliamento, sistemazione e arredo di casa Zentner, Carlo Scarpa, 1964-[1969]

    Autore: Carlo Scarpa Chiamato a Zurigo da Savina Rizzi Masieri, Scarpa realizza il completo rinnovo di un villino costruito nel 1913 in stile nazional-romantico. I limiti imposti dal regolamento edilizio per i fronti verso Aurorastraße portano Scarpa a concentrarsi in modo più libero nella riconfigurazione della facciata sud, verso il giardino, dove l'articolazione dei volumi permette di ricavare terrazze e balconi ai vari piani e un fronte ampiamente vetrato al livello del piano terra.
  • Firenze, Villa Bayon, Leonardo Savioli, 1965-1966

    Firenze, Villa Bayon, Leonardo Savioli, 1965-1966

    Autore: Leonardo Savioli. La casa è situata sulla collina di San Gaggio, nella zona a Sud di Firenze in direzione di Siena, all'interno di una lottizzazione delineata negli anni Cinquanta e costituita in prevalenza da residenze mono o bifamiliari destinate all'alta borghesia cittadina. Savioli sceglie di non inseguire tanto il dialogo con il paesaggio naturale o il riferimento alla tradizione toscana – come era nelle intenzioni dei committenti - ma di creare un'architettura autonoma che si definisce nel suo spazio attraverso la libera composizione dei volumi e la diffusione della luce.
  • Terni, Nuovo villaggio

    Terni, Nuovo villaggio "Matteotti", Giancarlo De Carlo, 1969-1975, con seguito al 1987

    Autore: Giancarlo De Carlo. Collaboratori: Fausto Colombo, Valeria Fossati Bellani, Sandro Volta. Strutturista: Vittorio Korach. Sociologo: Domenico De Masi. L'area occupata dal nuovo complesso residenziale "Matteotti" si trova nell'immediata periferia di Terni, dove, negli anni 1934-1938, secondo i canoni del regime, era stato concepito e progettato per gli operai delle acciaierie il preesistente Villaggio "Italo Balbo". L'intervento di ricostruzione è commissionato dalla Società Terni, con finanziamento erogato dalla Ceca-Gescal. L'idea iniziale è quella di una radicale trasformazione del vecchio villaggio inadeguato, in un quartiere moderno: con maggiore numero di alloggi e a misura d'uomo.
  • Vasto (CH), Progetto per casetta dell'erborista, Carlo Enrico De Simone, agosto 1969

    Vasto (CH), Progetto per casetta dell'erborista, Carlo Enrico De Simone, agosto 1969

    Autore: Carlo Enrico De Simone. Il progetto dell'edificio, una costruzione ad uso abitativo unifamiliare, viene concepito in relazione al suggestivo ambiente naturale circostante, costituito da un suolo agricolo prossimo alla fascia costiera. Prevede il massimo sviluppo orizzontale, con un solo pianterreno - anche se ad altimetria variata - per consentire alla costruzione di adattarsi al naturale andamento del suolo. Le falde dei tetti, abbassate il più possibile verso terra, tendono a ridurre l'altezza, accentuando la sensazione di un'organica aderenza al suolo.
  • Trieste, Piano di edilizia economica e popolare di Rozzol Melara, Studio architetti Celli Tognon, 1969 - 1982

    Trieste, Piano di edilizia economica e popolare di Rozzol Melara, Studio architetti Celli Tognon, 1969 - 1982

    Autore: Studio Architetti Celli Tognon Nel 1969 l'Istituto autonomo case popolari (IACP) programma la costruzione di un grande complesso popolare in località Rozzol Melara, a Trieste; per la progettazione e la direzione dei lavori viene incaricato un gruppo di architetti guidati dallo Studio Architetti Celli Tognon. Il complesso, concepito nell'ottica dell'edificio-città, si compone di due corpi a L, uno di altezza doppia rispetto all'altro, raddoppiamento evidenziato da uno spazio di distribuzione intermedio ritmato da grandi oblò.