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Questa sezione mette in evidenza il ruolo centrale che riveste la documentazione progettuale, costituita da disegni, foto, plastici, documenti (relazioni, corrispondenza con i committenti, ecc.) per la ricostruzione dell'attività dei progettisti. Tale sezione è correlata alla sezione protagonisti - all'interno della quale ogni scheda biografica è corredata dell'elenco cronologico dei principali progetti - e alla galleria multimediale, che raccoglie le immagini presenti in tutto il portale. continua

 

Abitazioni (50 progetti)

  • Roma, Palazzina Calzone, Filippo e Francesco Galassi, 1905-1910

    Roma, Palazzina Calzone, Filippo e Francesco Galassi, 1905-1910

    Autori: Filippo Galassi e Francesco Galassi Impresa: ing. G. A. Porcheddu Committenza: Ettore Calzone La Palazzina Calzone, in via del Collegio Romano con angolo via Alessandro Specchi, è stata realizzata, nei primi anni del Novecento, per l'imprenditore e cavaliere torinese Ettore Calzone, che nel 1871, si trasferì a Roma ed aprì una cartoleria in via del Corso.
  • Roma, via Tomacelli, Palazzetto Torlonia, Gustavo Giovannoni, 1908-1909

    Roma, via Tomacelli, Palazzetto Torlonia, Gustavo Giovannoni, 1908-1909

    Autore: Gustavo Giovannoni. Cronologia: 1908 Stesura del I progetto per conto dell'Amministrazione del Sen. Tommasini 15 giugno 1908 Stesura del II progetto 10 luglio 1908 Approvazione del II progetto 1909 Stesura del progetto realizzato per conto del Principe Don Carlo Torlonia 1946 Sopraelevazione (da M. Centofanti, G. Cifani, A. Del Bufalo, "Catalogo dei disegni di Gustavo Giovannoni: conservati nell'archivio del Centro di studi per la storia dell'Architettura", Roma, Centro studi per la storia dell'Architettura, 1985)
  • Roma, Edificio in via del Boschetto, Guido Fiorini, 1925

    Roma, Edificio in via del Boschetto, Guido Fiorini, 1925

    Autore: Guido Fiorini. I disegni per l'edificio di abitazione in via del Boschetto si collocano tra i primi progetti dell'attività dell'architetto Fiorini presenti in archivio. L'abitazione si caratterizza per la diversità con le opere che lo renderanno più famoso e che porteranno attenzione verso la sua figura, tuttavia il progetto è interessante, perché esprime la totale adesione dell'autore al suo tempo e la conoscenza della produzione architettonica del momento storico.
  • Roma, Villa Razionalista, Guido Fiorini, 1930

    Roma, Villa Razionalista, Guido Fiorini, 1930

    Autore: Guido Fiorini. Il progetto mostra la versatilità dell'autore che nei primi anni della sua attività si interessa alla ricerca e alla scoperta dei linguaggi dell'architettura. La villa razionalista su due piani presenta una pianta semplice a 'L' in cui al piano terreno trovano collocazione i luoghi della vita domestica e del lavoro, come uno studio personale e una grande living room che – con le sue poliedriche funzioni – abbraccia gran parte dello spazio.
  • Fiumicino, Progetti per la tenuta di Torre in Pietra, Michele Busiri Vici, 1930-1967

    Fiumicino, Progetti per la tenuta di Torre in Pietra, Michele Busiri Vici, 1930-1967

    Progetto e direzione lavori: Michele Busiri Vici Consulenza tecnica per il progetto "Centro Arenaro con officina e deposito macchine": Pier Luigi Nervi La tenuta di Torre in Pietra è situata 26 km a nord di Roma, sulla via Aurelia. Quando nel 1926 il senatore Luigi Albertini, insieme al figlio Leonardo e al genero Niccolò Carandini ne acquista i diritti, reinvestendo i proventi della vendita del Corriere della Sera impostagli dal regime fascista, essa appare come un insieme di terreni incolti, riserve boschive e paludi malariche.
  • Roma, Casa dello studente alla città universitaria, Giorgio Calza Bini, Saverio Muratori e Francesco Fariello, 1932-1934

    Roma, Casa dello studente alla città universitaria, Giorgio Calza Bini, Saverio Muratori e Francesco Fariello, 1932-1934

    Autori: Giorgio Calza Bini, Saverio Muratori, Francesco Fariello. Nel 1932 Giorgio Calza Bini, insieme a Saverio Muratori e Francesco Fariello, vince il Concorso per la Casa dello studente alla Città Universitaria di Roma, indetto tra gli studenti delle facoltà di Architettura e Ingegneria della capitale.
  • Roma, Palazzina Rea in via di Villa Massimo 39, Mario Ridolfi, 1934-1936

    Roma, Palazzina Rea in via di Villa Massimo 39, Mario Ridolfi, 1934-1936

    Autore: Mario Ridolfi. Collaboratore: Wolfgang Frankl. Esempio tra più elevati di palazzina romana, nella quale Ridolfi, su una sequenza compositiva tradizionale (basamento, elevato, coronamento), su una classica gerarchizzazione dei fronti (principali, laterali, retro) e su un impianto distributivo ormai consolidato per questo tipo edilizio (due alloggi per piano, chiostrina centrale, doppi ingressi, doppie scale, padronale e di servizio), sperimenta soluzioni e vocaboli moderni (con evidenti accenti lecorbusieriani) adattandoli ad un lotto particolare di forma trapezoidale. Nel prospetto principale, arretrato rispetto a filo della strada, adotta un ricercato contrasto tra il telaio libero in cemento armato e le ampie finestre tripartite con singolari sottoluce realizzati per permettere anche ai bambini di guardare fuori senza sporgersi.
  • Roma, Quartiere di residenze popolarissime: Pietralata II (Tiburtino III, Santa Maria del Soccorso) I.C.P., Giuseppe Nicolosi 1935-1937

    Roma, Quartiere di residenze popolarissime: Pietralata II (Tiburtino III, Santa Maria del Soccorso) I.C.P., Giuseppe Nicolosi 1935-1937

    Autore: Giuseppe Nicolosi Borgata Tiburtina costituisce il "primo più notevole e significativo esempio di borgata periferica popolarissima". Demolita a partire dal 1974, per la realizzazione del piano di zona 15 bis., la borgata sorgeva in un'area pianeggiante accanto alla pineta dell'ex-forte Tiburtino. Essa si estendeva per 210.000 mq. e conteneva 2000 alloggi per un totale di ben 5000 vani. Questa borgata, come le altre che seguiranno, è figlia delle esperienze tedesche delle "siedlungen" a carattere semirurale e nasce in piena coerenza con le politiche-sociali anti-urbane e di decentramento messe in atto dal regime per sfollare il nucleo centrale della città dagli strati più poveri della popolazione.
  • Anzio (RM), Villa Calza Bini, Giorgio Calza Bini, 1937

    Anzio (RM), Villa Calza Bini, Giorgio Calza Bini, 1937

    Autore Giorgio Calza Bini. La villa unifamiliare viene realizzata da Calza Bini per la propria famiglia ad Anzio nel 1937. Pensata con intenti signorili gli ambienti di rappresentanza al piano terra affacciano su un portico, mentre al piano superiore gli ambienti della zona notte si aprono su una terrazza.
  • Roma, Casa Il Girasole in viale Bruno Buozzi, Luigi Moretti, 1948

    Roma, Casa Il Girasole in viale Bruno Buozzi, Luigi Moretti, 1948

    Autore: Luigi Moretti. Con il progetto della casa Il Girasole, Moretti rinnova radicalmente il tema della palazzina, interpretando in maniera anticlassica alcuni degli elementi peculiari di questa tipologia edilizia: il basamento, il coronamento superiore, l'impostazione della facciata principale. Lo schema formale del fronte è segnato da una lunga fenditura verticale che suddivide il prospetto in due parti regolari, facendo risaltare ulteriormente l'asimmetria che caratterizza la sagoma del timpano di coronamento e la conformazione del basamento, il cui profilo segue in altezza l'andamento irregolare della strada ed arretra rispetto al perimetro del fabbricato.
  • Roma, Quartiere Ina-casa sulla via Tiburtina, Ludovico Quaroni e Mario Ridolfi, 1949-1954

    Roma, Quartiere Ina-casa sulla via Tiburtina, Ludovico Quaroni e Mario Ridolfi, 1949-1954

    Autore: Ludovico Quaroni (capogruppo) e Mario Ridolfi. Collaboratori: C. Aymonino, C. Chiarini, M. Fiorentino, F. Gorio, M. Lanza, S. Lenci, P. M. Lugli, C. Melograni, G. C. Menichetti, G. Rinaldi, M. Valori. Il Tiburtino è tra i principali quartieri del primo settennio di costruzioni del programma per la piena occupazione (piano "Fanfani", 1948) e fin dalla sua costruzione è stato visto dalla critica come il manifesto del neorealismo italiano in architettura. Vero laboratorio per il gruppo di diverse generazioni di architetti coinvolti nel progetto, il quartiere raccoglie gran parte delle ricerche sull'abitazione svolte da Mario Ridolfi presso il Centro nazionale delle ricerche e esemplifica la proposta culturale veicolata dalla pubblicazione del Manuale dell'architetto (Usis-Cnr, 1945).
  • Roma, Edifici a torre Ina Assicurazioni in viale Etiopia, Mario Ridolfi, 1949-1955

    Roma, Edifici a torre Ina Assicurazioni in viale Etiopia, Mario Ridolfi, 1949-1955

    Autore: Mario Ridolfi. Collaboratore: Wolfgang Frankl. Paolo Portoghesi dalle pagine di «Comunità» nel 1958 definì questo intervento di Ridolfi come «il capolavoro dell'architettura italiana del dopoguerra». Nel 1956, sulla stessa rivista, Guido Canella e Aldo Rossi, commentando l'intera carriera dell'architetto, così avevano detto delle torri: «questi edifici portano nel colore gli accenti drammatici della tavolozza di un Guttuso e sono immersi in quella atmosfera della Roma moderna che cinema e letteratura neo-realista hanno così ben penetrato».
  • Roma, Tiburtino, Quartiere Ina-casa, lotto A e lotto C, Federico Gorio, 1950-1951

    Roma, Tiburtino, Quartiere Ina-casa, lotto A e lotto C, Federico Gorio, 1950-1951

    Autore: Federico Gorio. Con lo sviluppo progettuale del quartiere Tiburtino, vengono messe in luce problematiche funzionali, compositive e distributive che possono essere affrontate e risolte nella progettazione, soprattutto con la ricerca di un riavvicinamento alle soluzioni del passato che lo schematismo formale e sostanziale del razionalismo aveva sprezzantemente accantonato. Subito, però, cominciarono a rendersi evidenti le prime difficoltà, la più complessa delle quali consisteva nel difficile inserimento di questa grande unità nella complessità del contesto urbano circostante.
  • Roma, Villa

    Roma, Villa "Angiolillo" in località Torricola, Attilio Lapadula, 1953-1955

    Autore: Attilio Lapadula. La villa venne progettata da Attilio Lapadula per il senatore Renato Angiolillo. Realizzata all'interno di un'azienda agricola con un allevamento di cavalli, esprime uno spirito decisamente "americano". Non a caso ospitò Liz Taylor e Anthony Queen e venne utilizzata da Federico Fellini come set nel film Le notti di Cabiria (1957).
  • Roma, Ville al Casaletto, Giuliana Genta, 1954-1956

    Roma, Ville al Casaletto, Giuliana Genta, 1954-1956

    Autori: Giuliana Genta, Adalberto Libera e Silvano Panzarasa. I disegni restituiscono il progetto di due ville indipendenti e quasi gemelle in cui si trovano due alloggi in ogni edificio. Il progetto sfrutta i naturali dislivelli del terreno, così da permettere al contempo indipendenza e vicinanza alle abitazioni e alle famiglie. Le piante delle residenze si sviluppano in maniera rettilinea e la distribuzione interna avviene tramite il corridoio centrale che, nell'abitazione al piano terra, conduce allo spazio del soggiorno-studio in diretto rapporto con il giardino, mentre nell'abitazione al piano superiore si conclude con l'affaccio verso l'esterno.
  • Roma, Casale Gomez, detta

    Roma, Casale Gomez, detta "Casa del Maresciallo", Federico Gorio, 1954-1957

    Progettista e direttore dei lavori: Federico Gorio. Uscito dalle esperienze del Tiburtino prima e della Martella poi, l'occasione di cimentarsi nel restauro di una rustica cascina, adibita a maniscalcheria ("maréchalferrant", che tradotto alla lettera significa maniscalco) ha legato indissolubilmente Federico Gorio a quest'opera architettonica tracciando per lui l'inizio di una nuova fase di ricerca imperniata sull'invenzione di un suo nuovo personale linguaggio.
  • Roma, Villino Cooperativa Fiorenza Romana, Federico Gorio e Marcello Vittorini, 1958-1962

    Roma, Villino Cooperativa Fiorenza Romana, Federico Gorio e Marcello Vittorini, 1958-1962

    Autori: Federico Gorio e Marcello Vittorini. L'edificio, realizzato in una zona di Roma non ancora edificata ma prevista dal piano regolatore si distingue per il suo carattere di eccezione rispetto alle modalità prevalenti dello sviluppo urbano circostante. A rendere inconfondibile la sua fisionomia concorre soprattutto l'originalità del linguaggio architettonico adottato nella definizione dell'impaginato dei prospetti , nella coerenza compositiva dei materiali utilizzati, nelle scelte tecnologiche, nella cura dei particolari architettonici, nelle interpretazioni dell'ambiente e dello spazio urbano in divenire.
  • Roma, Cooperativa Gescal, via San Lucio 23, Giuliana Genta e Silvano Panzarasa, 1959-1963

    Roma, Cooperativa Gescal, via San Lucio 23, Giuliana Genta e Silvano Panzarasa, 1959-1963

    Autori: Giuliana Genta e Silvano Panzarasa. Questo edificio, che raccoglie certamente parte delle lezioni imparate durante l'esercizio della professione e dei progetti condotti assieme a Libera, sintetizza alcune delle qualità che si possono trovare come costanti nell'architettura di Giuliana Genta. Uno di questi è l'uso sincero e raffinato del materiale. Ad esempio il mattone è declinato come cortina, come parapetto e nobile rivestimento interno; il legno viene usato negli infissi (scorrevoli); il ferro sinuosamente viene piegato diventando corrimano, così da accompagnare la rampa che conduce ai diversi piani.
  • Roma, Villa Cavazza all'Eur, Giuliana Genta, 1961-1962

    Roma, Villa Cavazza all'Eur, Giuliana Genta, 1961-1962

    Autori: Giuliana Genta, Adalberto Libera e Silvano Panzarasa. La villa, pensata per essere abitata da due famiglie in maniera indipendente, è stata costruita per l'ingegnere Novello Cavazza, che incontrò Adalberto Libera durante la sua attività all'Ina-casa. L'uso dei materiali e l'attenzione con cui sono impiegati gli elementi formali caratterizzano il progetto e lo inseriscono all'interno delle ricerche formali condotte in quegli anni. I mattoni - di riutilizzo da un casale settecentesco -, il tufo e il legno, con le loro diversità cromatiche, concorrono a qualificare la composizione dell'architettura.
  • Sabaudia (LT), Casa per lo scultore Emilio Greco, Giuliana Genta e Silvano Panzarasa, 1964

    Sabaudia (LT), Casa per lo scultore Emilio Greco, Giuliana Genta e Silvano Panzarasa, 1964

    Autori: Giuliana Genta e Silvano Panzarasa. Il progetto è stato pensato per lo scultore Emilio Greco, amico dei progettisti. Sorge sul lungomare di Sabaudia all'interno di un lotto della sistemazione urbanistica realizzata da Michele Busiri Vici. La pianta è incentrata sullo studio dell'artista, disegnato come uno spazio a doppia altezza che percorre fisicamente e visivamente tutta la villa. Lo studio è inoltre, grazie alla grande vetrata, l'elemento luminoso di tutto l'edificio, che è caratterizzato da fronti continui chiusi interrotti da finestre regolari che danno ritmo ai prospetti.