VIGANÒ, Vittoriano
Milano, 14 dicembre 1919 - Milano, 5 gennaio 1996
Nato
a Milano il 14 dicembre 1919,
Vittoriano Viganò consegue la laurea
in Architettura presso il Politecnico
di Milano nel 1944.
Al termine del conflitto svolge un
periodo di apprendistato presso gli
studi dei BBPR e di Giò Ponti; tra il
1946 e il 1947 frequenta il corso di
perfezionamento per costruzioni in
cemento armato tenuto da Arturo
Danusso. Nel 1947 apre il proprio
studio professionale in corso di
Porta Vigentina, a Milano,
indirizzando i suoi interessi verso
più filoni disciplinari, dal disegno
del prodotto industriale
all'architettura degli interni e
all'allestimento, dall'architettura
all'urbanistica. Subito dopo il
conseguimento della laurea
intraprende la carriera universitaria
presso il Politecnico di Milano,
prima come assistente volontario,
incaricato e di ruolo presso la
cattedra di Architettura degli
interni, arredamento e decorazione
affidata a Giò Ponti (1945-1969), poi
come docente di Architettura degli
interni e arredamento (1979) e di
Composizione architettonica.
Parallelamente all'esercizio della
professione e all'attività didattica
e di ricerca, svolge un'intensa
attività pubblicistica: dal 1947 al
1963 è corrispondente dall'Italia per
la rivista francese diretta
dall'amico André Bloc "L'architecture
d'aujourd'hui", per cui cura, nei
primissimi anni Cinquanta, due numeri
monografici dedicati all'architettura
italiana del dopoguerra; in quel
periodo è inoltre corrispondente
dall'Italia di "Aujourd'hui",
anch'essa diretta da Bloc.
Tra il 1947 e il 1960 è consulente
tecnico-artistico di Arteluce, che
metterà in produzione alcuni suoi
progetti di lampade. Dopo le "prove"
degli esordi, dalla sistemazione
degli interni del cinema-teatro Dal
Verme (1947) alle casette per reduci
al QT8 (1947, con Ezio Putelli e
Vittorio Gandolfi), dal centro
sportivo e di svago a Salsomaggiore
(1949, con Francesco Clerici) al
condominio in viale Piave (1951, con
Carlo Pagani), cui si alternano
significativi lavori a una scala
minore, come l'arredamento di
appartamenti e l'allestimento di
gallerie d'arte, il nome di Viganò
balza alla notorietà internazionale
con il progetto dell'Istituto
Marchiondi Spagliardi a Milano
(1958), ricordato da Reyner Banham
come uno dei pochi esempi italiani
del movimento neobrutalista.
Nel 1969 Bruno
Zevi dedica all'architetto
milanese un intero fascicolo della
rivista "L'architettura. Cronache e
storia", pubblicando alcune tra le
più rilevanti opere portate a
compimento da Viganò tra i primi anni
Cinquanta e la fine degli anni
Sessanta: il piano di valorizzazione
del Parco Sempione a Milano (1954 e
1962), la casa "La Scala" per André
Bloc a Portese del Garda (1958), il
negozio Arteluce di Milano (1962), la
"Ca' della Vigna" a Redavalle, presso
Broni (1964), il colorificio Attiva a
Novi Ligure (1967). A Milano
realizza, nel 1985, l'ampliamento
della facoltà di Architettura del
Politecnico. Presente nelle Triennali
del 1951, 1954, 1960 e 1968 e attivo
nel dibattito architettonico e
urbanistico, Viganò è membro del MSA
(Movimento di studi per
l'architettura), dell'INU (Istituto
nazionale di urbanistica),
dell'IN/ARCH (Istituto nazionale di
architettura), dell'ADI (Associazione
per il disegno industriale),
dell'Accademia di San Luca. Nel 1991
viene allestita, prima al Politecnico
di Milano e poi all'Accademia di San
Luca a Roma, la prima mostra
retrospettiva di Viganò, dal titolo
"A come architettura". Nello stesso
anno gli viene conferito, su
segnalazione dell'Accademia di San
Luca, il Premio per l'Architettura
del Presidente della
Repubblica.
Vittoriano Viganò muore il 5 gennaio
1996.
Bibliografia
A
come architettura. Vittoriano Viganò.
Catalogo della mostra, Milano,
Electa, 1992.
Vittoriano
Viganò. Una ricerca e un segno in
architettura, a cura di
Vittoriano Viganò, Milano Electa,
1994.
A.
Stocchi, Vittoriano Viganò. Etica
brutalista, Torino,
Testo&Immagine, 1999.
L'Istituto
Marchiondi Spagliardi di Vittoriano
Viganò, a cura di F. Graf e L.
Tedeschi, Mendrisio, Academy Press,
2009.
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