FRANDOLI, Vittorio
Trieste, 1902 - Trieste, 1978
Vittorio Frandoli si diploma
all'Istituto tecnico industriale di
Trieste e prosegue gli studi prima
all'università di Graz,
successivamente al Politecnico di
Vienna, dove si diploma nel
1927.
Inizia il suo apprendistato nel
cantiere della villa Baguer a Gorizia
(1928-30), degli architetti Ilz e
Pfann, e nell'allestimento del
transatlantico Conte di Savoia (1931)
per gli esecutivi del progetto di
Gustavo Pulitzer Finali. Suo padre
Giovanni è fondatore di uno
stabilimento di lavorazione del
legno, presente nei settori degli
arredamenti interni navali,
residenziali e commerciali, e dei
serramenti.
Vittorio Frandoli si diploma al
Politecnico di Milano e dopo qualche
anno di lavoro a Firenze presso
un'impresa di costruzioni è attivo a
Trieste nel settore edilizio e
navale.
Il primo lavoro rilevante è la
costruzione dell'Ospedale infantile
di Trieste (1935-48), un lungo
cantiere dove affinare le esperienze
tecniche e progettuali nell'ambito
dell'edilizia ospedaliera, che gli
permette di svolgere successivi
incarichi nel secondo dopoguerra per
il Sanatorio triestino in via
Rossetti (1947), per l'ampliamento
dell'Ospedale Maggiore (1948), in
collaborazione con Umberto
Nordio, per il Poliambulatorio e
sanatorio chirurgico dell'INAM (1950)
con Aldo
Cervi e Romano
Boico. Tra gli interventi
residenziali degli anni Trenta va
menzionata la casa torre a Fiume
(1938-42), in collaborazione con
Umberto Nordio, che dimostra il suo
interesse per un'architettura
razionalista, non sempre riaffermato
così chiaramente nelle realizzazioni
successive. Nel secondo dopoguerra
rafforza la collaborazione con
Nordio, Cervi e Boico, soprattutto
collaborando per gli allestimenti
delle principali motonavi degli anni
Cinquanta, a partire dal Conte
Biancamano (1949), per poi proseguire
con le Australia (1951), Augustus
(1951), Homeric (1954). Nel 1948
realizza la sede del Seminario
diocesano di Trieste (1948-50)
nell'ex caserma Besenghi e nel 1955
progetta l'ampliamento di
sistemazione del palazzo vescovile. I
contatti e l'esperienza nel campo
dell'architettura ecclesiastica si
consolidano ulteriormente e gli viene
affidata la progettazione della
Chiesa di San Pio X (1955-60), opera
ispirata alla tradizione moderna
tedesca. Nel 1962 esegue il restauro
del convento delle Madri benedettine
e successivamente realizza il
monastero delle Suore benedettine di
Trieste (1965-75); esegue infine la
sistemazione del nuovo altare
maggiore nella cattedrale di San
Giusto (1968). L'attività
professionale si intensifica molto
dalla seconda metà degli anni
Cinquanta in tutti gli ambiti
edilizi, con interventi residenziali
in via Diaz (1956), in via Giulia
(1962) e in via Carpineto a Servola
(1962); con la ripresa degli
allestimenti navali in collaborazione
con Cervi e Nordio nelle motonavi
Galileo Galilei (1961-63), Guglielmo
Marconi (1961-63), Oceanic (1962-65),
Raffaello (1963), Italia (1965);
nell'edilizia pubblica con la
partecipazione al progetto delle case
IACP di Borgo San Sergio (1960)
insieme a Giuseppe Giannini, Luigi
Robusti e Giuseppe Lovisato, delle
case alte IACP in piazza Foraggi
(1962) insieme a Cervi e Dino
Tamburini, nelle sedi di banche quali
la Cassa di Risparmio di Trieste di
via Diaz (1960) e di Servola
(1963).
Bibliografia
AA.VV., La
città delle forme. Architettura e
arti applicate a Trieste
1945-1957, Catalogo della mostra
tenuta a Trieste nel 2004-2005, a
cura di F. Caputo-M.Masau Dan,
Trieste, Edizioni Comune di Trieste,
2004, pp. 179, 184-185.
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