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Trieste, Casa Bartoli, Max Fabiani, 1906

 
 Particolare esterno di Casa Bartoli, Trieste post 1906.

Particolare esterno di Casa Bartoli, Trieste post 1906.

 
 

Autore: Max Fabiani.

All'epoca dell'intervento di Fabiani, piazza della Borsa era ancora considerata dai triestini il cuore della città, risultato della saldatura fra l'impianto urbano medioevale e quello di epoca teresiana. In tale ambito l'inserimento della Casa Bartoli lacerò l'equilibrio formale della quinta meridionale della piazza, soprattutto a causa delle sue dimensioni irregolari, e furono necessari tre diversi progetti prima che si potesse giungere all'approvazione definitiva dell'opera.

Il primo progetto di Fabiani prevedeva al piano terra, nel mezzanino e nel primo piano, un ristorante kosher e un negozio di stoffe; l'ingresso all'edificio è spostato lateralmente in un apposito andito, al riparo dalla battuta diretta della bora. Il vano scala al pian terreno deve servire da deposito, mentre il negozio si trova disposto su due livelli ulteriori, collegati internamente da una scala a chiocciola.

L'unicità della Casa Bartoli risiede tuttavia nell'organizzazione planimetrica dei piani abitativi superiori: gli appartamenti in esso contenuti, due in tutto, si affacciano uno a ponente e uno a levante; quello di ponente dà sulla piazza ed è dotato di balconi, tre camere, ingresso, ripostiglio, cucina, bagno e cameretta di servizio, tutti perfettamente disimpegnati; la parte posteriore dell'edificio invece, verso levante, non ha balconi ma l'appartamento che vi è ospitato è simile al primo tranne per la mancanza di una camera. Ogni appartamento possiede due arie sul cavedio, utili, specie nei mesi estivi, alla ventilazione degli ambienti. La facciata principale contiene la terrazza vetrata a nastro del ristorante nel primo piano e porte-finestre negli altri quattro piani. L’intonaco a fasce crescenti deve richiamare, nelle intenzioni di Fabiani, il tono Biedermeier dell'edilizia circostante. La cimasa, come la balaustra del tetto piano praticabile, è piuttosto semplice, mentre la facciata posteriore si distingue per l'assoluto anonimato.

Questo progetto iniziale fu respinto dalla Commissione giudicatrice che costrinse Fabiani a redigerne un secondo, andato perduto, e un terzo, approvato. Alla spartizione della facciata tramite fasce orizzontali egli preferisce ora per le superfici esterne, all'altezza dei piani destinati ad abitazione, una suddivisione a losanghe, mentre al di sotto del cornicione aggiunge una decorazione a larghi fogliami. Rispetto al progetto precedente le piante degli appartamenti risultano pressoché invariate. Il caffè-ristorante, evidenziato dall'ampia vetrata, si estende a tutto il primo piano e contiene anche una cucina. Dal punto di vista tecnologico, le tubazioni vengono realizzate internamente alla struttura verticale in calcestruzzo di cemento, un brevetto austriaco sperimentato in quegli anni al Politecnico di Vienna, mentre la copertura del tetto è piana e i cassettoni del cornicione sono in cemento leggero, inserito fra i passafuori in profilato di ferro.
Per quanto mai debitamente pubblicizzata, la casa Bartoli rappresenta una pietra miliare nell'architettura triestina e un elemento significativo nel percorso professionale dell'architetto.

 

Bibliografia
M. Pozzetto, Max Fabiani, Trieste, MGS Press, 1998, pp. 176-178, 204.