Studio Celli Tognon 1964 - 1996: 33 Anni di progetti
La
mostra STUDIO CELLI TOGNON
1964 - 1996: 33 ANNI DI
PROGETTI (20 marzo - 18
aprile 2014) è stata organizzata
dall'Archivio
di Stato di Trieste, in
collaborazione con la Soprintendenza
archivistica per il Friuli Venezia
Giulia in occasione della
donazione da parte di Carlo e Luciano
Celli e degli eredi di Dario Tognon
dell'archivio dello Studio triestino
di architettura Celli Tognon.
Attraverso plastici, disegni,
fotografie, oggetti relativi ai
progetti elaborati per Trieste e per
altre località, in Italia e
all'estero, la mostra ripercorre
l'intensa attività dello studio,
analizzando i lavori più
significativi per edifici pubblici e
privati, concorsi internazionali,
design industriale, e mettendone in
risalto forme e contenuti
innovativi; ne emerge un quadro
completo ed avvincente della
produzione dello studio, fondato da
Carlo e Luciano Celli e Dario Tognon,
tre giovani architetti formatisi allo
IUAV di Venezia, cui si sono nel
tempo affiancati diversi
collaboratori.
Si tratta di un complesso
documentario di notevole importanza,
generosamente donato all'Archivio di
Stato per il tramite della
Soprintendenza archivistica, che
arricchisce, come sottolinea la
direttrice Claudia Salmini nel
catalogo della mostra, il patrimonio
delle fonti per la storia
dell'architettura di Trieste che già
si conserva nell'Istituto di via La
Marmora, aprendo il fronte
degli studi a temi e soluzioni più
vicini ai nostri giorni,
all'architettura della seconda metà
del XX secolo; tra i numerosi gli
archivi di architetti ed
ingegneri pervenuti all'Archivio
di Stato triestino quelli di Vittorio
Privileggi, Giuseppe Cordon,
Leopoldo Cupez, Aldo
Cervi, Giovanni
Paolo Bartoli.
Queste acquisizioni si inquadrano
nell'ambito del progetto dedicato
agli archivi di architettura condotto
dalla Soprintendenza archivistica per
il Friuli Venezia Giulia, progetto
che, come evidenzia Paolo Santoboni,
che ne è il refente, ha consentito di
individuare nel territorio importanti
archivi quali quelli degli Studi
professionali Berlam, Nordio
e Valle, nonché di architetti
dell'Ottocento e del Novecento: Romano
Boico, Raimondo
D'Aronco, Vigilio De Grassi,
Umberto Del Missier, Giacomo
Della Mea, Angelo Masieri, Ramiro
Meng e Cesare Miani, solo per
citarne alcuni.
Al fine di dare la massima
visibilità ai risultati raggiunti,
sfruttando le potenzialità offerte
dal web, gli archivi sono descritti
in un percorso specifico all’interno
del Sistema
informativo unificato per le
Soprintendenze archivistiche
(SIUSA), insieme a quelli delle
altre Soprintendenze; infatti il
progetto friulano si inserisce, a sua
volta nel progetto nazionale sugli
archivi di architettura, promosso
dall'Amministrazione archivistica per
la tutela e di valorizzazione di
questi archivi, che trova il suo
esito finale nel Portale
degli archivi di architetti del
Sistema
archivistico nazionale (SAN),
inaugurato nel giugno 2012. Nel
rispetto della logica partecipativa
del SAN, il Portale si basa sulla
collaborazione fra vari soggetti
istituzionali, ed intende realizzare
un punto d'integrazione tra le
risorse messe a disposizione dalle
reti archivistiche nazionali non
soltanto statali, ma afferenti a
realtà istituzionali diverse,
pubbliche e private: accademiche,
associative,
professionali.
Come
illustrato nell'editoriale a cura
dello Studio La carica dei nativi
digitali (digito ergo sum),
l'archivio testimonia efficacemente
l'evoluzione di metodi, strumenti e
pratiche - da quelli tradizionali a
quelli digitali - determinatasi nel
corso del trentennio, evoluzione che
si riflette sia sulle diverse
tipologie documentarie prodotte
(disegni, fotografie), sia negli
ambienti stessi degli studi
professionali: "Matita e gomma,
gomma-pane, penna e inchiostro,
gessetti e pastelli e crayon, retini
e lettere autoadesivi, pastels à
l'huile, china e graphos graduati
(non più tiralinee obsoleti),
normografi e curvilinee e compassi,
squadre e righe, parallelografi (con
tanto di rotelline d’ottone e
cordini: d’obbligo per chi studia
all'IUAV) e tecnigrafi (proibiti per
chi studia all'IUAV), metri
retrattili e a nastro, puntine d’a
cciaio a tre punte (o in alternativa
nastro adesivo giallo da carrozziere)
per fissare il foglio di lucido al
tavolo: tutta una serie di
strumenti/prolungamenti della mano
necessari per eseguire la
rappresentazione grafica del
progetto.
Tutto un armamentario che per più di
trent'anni ha arredato i tavoli da
lavoro dello studio Celli Tognon: da
questi nasce una testimonianza di un
periodo della cultura del progetto,
coincidente con la seconda metà del
'900, in cui la mano dell'uomo si
fonde con lo strumento del mestiere e
in cui procede di pari passo l’e
laborazione di un'idea di
architettura fortemente radicata alla
fisicità.
Poi, in pochi anni, la
rappresentazione del progetto si è
spostata dai tavoli da disegno agli
schermi dei nessi digitali; diventa
allora uno scorrere di segni
richiamati dal serbatoio della
memoria del computer, con rapidi
comandi del mouse.
Ne consegue che tutto il percorso
progettuale subisce una profonda
trasformazione: e acquista un'ambigua
virtualità. E gli ambienti stessi
degli studi d’architettura si
modificano: si svuotano di tutti gli
obsoleti strumenti novecenteschi, per
ospitare invece gli schermi digitali.
Complice poi la moda dell’interior
minimalista, gli studi esibiscono
oggi un'atmosfera
desertificata".
Parole che rendono con evidenza il
profondo cambiamento avvenuto in
questo ambito, che si ripercuote
anche negli archivi, nei disegni e
nelle fotografie: "Nell'archivio
Celli Tognon sono conservate diverse
centinaia di disegni a mano. In
alcuni si coglie l'idea del
progettista appuntata sulla carta, a
mano, rapidamente, perché non sfugga
nei labirintici meandri della mente.
In altri si legge la volontà di usare
un linguaggio che
interpreti-traduca-comunichi
l'evoluzione del progetto, man mano
che si sviluppano le varie fasi
progettuali,sempre più approfondite. …
….La bella scrittura correda le
tavole di descrizioni, indicazioni
sui materiali definizioni delle
quote, avvertenze e prescrizioni. Il
tratto limpido porta con sé quel
tanto di personale che rispecchia la
personalità dell’autore: limpido, ma
non freddo e anonimo. La mano del
disegnatore si fonde con lo strumento
espressivo…..
Fa parte del nostro voluminoso
archivio una sezione dedicata alla
fotografia. Ovviamente fotografia
chimica, non ancora digitale: stampe
bianco/nero colorate, negativi,
diapositive…queste foto documentano
le costruzioni non solo nel loro
esito finale, ma anche nelle fasi
intermedie del processo costruttivo.
Viene documentata così l’a
rticolazione del cantiere, la
complessità delle viscere contenute
nell’edificio, man mano che dalle
fondazioni si sviluppa in altezza,
parti strutturali, tamponamenti,
impiantistica, finiture…”
Da sottolineare infine il particolare
rilievo dei modelli "Una prerogativa
del nostro archivio è l'aver
elaborato nel corso degli anni un
notevole numero di plastici. La lunga
e paziente costruzione di queste
autentiche opere artigianali
accompagnava passo passo l’e
laborazione del progetto. Il percorso
creativo non è mai lineare e la
rappresentazione tridimensionale del
progetto consente al progettista di
investigare le proporzioni dello
spazio, la disposizione delle masse,
l'articolazione dei volumi, talora la
scelta degli accostamenti
cromatici.
La terza dimensione riserva sempre
delle sorprese!
Il plastico non è un edificio in
scala piccola. L'anima profonda del
progetto prende corpo nel plastico,
si esprime in questo oggetto
simbolico. E' una rappresentazione di
spazi e volumi e, tramite questa, il
plastico consente una visione
anticipatrice dei risultati futuri.
La mano del modellista/artigiano è
tutt’uno con lo strumento: la
perfezione del dettaglio, la finezza
dell’esecuzione, l'uso felice dei
materiali, interpretano e
restituiscono i significati profondi
del progetto”.
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